Tantissime volte i
taxisti sono cosi’ inesperti ed imprudenti che viaggiano a velocita’
incredibili anche su terreno accidentato, sassoso o sabbioso, con conseguenze
che potete immaginare. C’e’ poi il problema del trasporto di piu’ di un
passeggero: ho visto mototaxi trasportare anche 5 persone, con il conducente
seduto sul serbatoio, immediatamente dietro il manubrio. Cio’ certamente
contribuisce al numero di incidenti anche gravi. Ci e’ capitato per due volte
negli ultimi tempi che una mamma sia partita da Mukothima con il neonato
malato, e poi, a causa del fatto che sulla moto ci si doveva stringere sempre
di piu’ per far posto ad altri passeggeri, i bimbi sono giunti a Chaaria ormai
morti per soffocamento.martedì 27 dicembre 2011
Una nuova epidemia: i boda-boda
Tantissime volte i
taxisti sono cosi’ inesperti ed imprudenti che viaggiano a velocita’
incredibili anche su terreno accidentato, sassoso o sabbioso, con conseguenze
che potete immaginare. C’e’ poi il problema del trasporto di piu’ di un
passeggero: ho visto mototaxi trasportare anche 5 persone, con il conducente
seduto sul serbatoio, immediatamente dietro il manubrio. Cio’ certamente
contribuisce al numero di incidenti anche gravi. Ci e’ capitato per due volte
negli ultimi tempi che una mamma sia partita da Mukothima con il neonato
malato, e poi, a causa del fatto che sulla moto ci si doveva stringere sempre
di piu’ per far posto ad altri passeggeri, i bimbi sono giunti a Chaaria ormai
morti per soffocamento.Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.
Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.
Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.
Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.
Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.
E poi, andare dove?
Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.
Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.
Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.
Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.
Questo è quello che facciamo, ogni giorno.
Fratel Beppe Gaido
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