venerdì 6 gennaio 2012

Un caso di antrace cutaneo

La foto che presentiamo si riferisce ad un giovane che ha sviluppato la condizione indicata dopo ingestione di carne poco cotta da una carcassa di mucca morta per cause ignote.
L’aspetto clinico non offre molti dubbi sulla diagnosi di carbonchio cutaneo o antrace, una malattia in se’ benigna, ma che puo’ complicare in una forma polmonare o digestiva... le ultime due spesso mortali. 
Il ragazzo (che ha compiuto il diciottesimo anno di eta’) e’ in terapia con Penicillina G cristallina associata a ciprofloxacina. 
Sta pure facendo un breve corso di steroide endovenoso e in gocce oculari per ridurre l’edema periorbitario. 
Anche qui da noi il carbonchio e’ una malattia che necessita di denuncia: abbiamo percio’ informato i tecnici del dipartimento di salute pubblica, i quali hanno fatto visita alla famiglia del giovane, invitando tutti i membri a presentari in ospedale in caso di sintomatologia suggestiva di antrace. 
Purtoppo non abbiamo la possibilita’ di esame batteriologico o colturale e la nostra diagnosi si basa esclusivamente sulla clinica. 
Il carbonchio cutaneo non e’ comunque mai mortale nella nostra piccola casistica.
Naturalmente gli amici dermatologi che leggono il blog sono liberi di scaricare ed usare questa foto per le loro presentazioni power point. 

Fr Beppe Gaido 


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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