Antony si presenta in condizioni pessime.
Ha gli occhi infossati e suda freddo.
La palpazione addominale e’ chiaramente
suggestiva di peritonite. La
diagnosi viene ulteriormente
supportata dalla leucocitosi neutrofila all’emocromo. L’ecografia poi conferma l’ipotesi,
indicando anse intestinali paralitiche e dilatate, ed una notevole quantita’ di
fluido libero in peritoneo.
Io sono da solo e non ho chirurghi italiani
in questo momento. Tento quindi di convincere i parenti a dirigersi in un altro
ospedale dove ci sia un chirurgo esperto; ma essi mi dicono che sono gia’ stati
mandati via dall’ospedale pubblico a causa dello sciopero, e che a Chogoria non
ci possono andare per motivi economici.
Si tratta quindi di prendere una decisione:
ci provo, o lo lascio morire di peritonite?
Jesse si e’ rivelato subito interventista e
mi ha spinto all’operazione.
Abbiamo quindi optato per aprire quella
pancia: dapprima ci siamo trovati di fronte solo ad un quadro estremo di
peritonite, con abbondante materiale biliare e alimentare in cavita’ addominale. Dopo aver aspirato
generosamente, ci siamo resi conto che tutta la matassa intestinale era
estremamente eritematosa e dilatata; inoltre era avvolta da aderenze e fibrina
che contribuivano al quadro occlusivo.
Il problema era che non riuscivamo a
trovare il buco da cui tutta quella porcheria usciva… pensavamo ad una
perforazione ileale da tifo (da noi relativamente frequente), ma le anse erano
integre, seppur molto sofferenti.
Pero’, staccando le aderenze con calma,
siamo lentamente arrivati alla zona sotto-epatica, ed abbiamo visto la causa
della peritonite: si trattava di un’ulcera duodenale perforata.
La sutura del duodeno e’ stata piuttosto complicata
in quanto Antony aveva anche una epatomegalia che copriva in parte la zona,
riducendo quindi la visibilita’ e lo spazio di manovra del porta-aghi. Con
calma ci siamo comunque riusciti.
Abbiamo quindi proceduto alla lisi di tutte
le adesioni, ed allo svuotamento delle anse dilatate con sondino nasogastrico.
Dopo abbondante lavaggio della cavita’ peritoneale con fisiologica sterile,
abbiamo richiuso: sono state circa due ore e mezza di operazione.
Il risveglio dall’anestesia non ha dato
problemi.
Il malato e’ ora in quarta giornata
post-operatoria, e sta recuperando normalmente, anche se le sue condizioni
rimangono gravi.
Onestamente siamo molto contenti della
nostra decisione di vincere la
paura e di operare, ed ancora una volta ci siamo resi conto che “la necessita’
aguzza l’ingegno”.
Personalmente ringrazio il Signore che mi
ha aiutato in questo intervento, e dopo di Lui ringrazio tutti i chirurghi
italiani che continuamente mi spingono a credere in me stesso, anche per la
chirurgia intestinale, che secondo me e’ veramente difficile e rischiosa.
Fr Beppe Gaido
Nessun commento:
Posta un commento