venerdì 23 marzo 2012

Lavoro di ricerca per la tesi

Pubblichiamo volentieri questo avviso scritto da una lettrice, laureanda in infermieristica...

 
Gentilissima Nadia, sono Veronica Calabrese, una studentessa al 3° anno di Infermieristica presso l'Università degli Studi di Brescia. 
Sono prossima alla laurea e ho già iniziato a pensare e strutturare la mia tesi che consisterà in una indagine per ricostruire il ruolo dell' infermiere cooperante e volontario. Ma pur essendo questo un aspetto dell' assistenza infermieristica molto importante, fin da subito è purtroppo emersa la carenza bibliografica a riguardo. 
Non avendo fonti o dati cui attenermi, dovrò svolgere essenzialmente un lavoro di ricerca con cui vorrei portare alla luce dati, informazioni ma, anche, vissuti ed esperienze che mi permetteranno di tracciare un profilo e capire chi è realmente l' infermiere cooperante e volontario. 
Per fare questo necessito però di un campione di infermieri che sono o sono stati impegnati in attività di questo tipo. Somministrerò loro un questionario del tutto anonimo che invierò tramite mail e dalle risposte poi farò le mie statistiche. 
Un capitolo della mia tesi sarà poi dedicato alle esperienze raccontate direttamente dagli infermieri. 
Sarebbe possibile, attraverso la vostra associazione, reperire i contatti di alcuni infermieri disposti a collaborare con me per la realizzazione di questo progetto? 
So che per la privacy i dati personali non possono essere diffusi ma magari sarebbe sufficiente far girare questo messaggio magari pubblicandolo sulla vostra homepage. 
Le persone disponibili potrebbero quindo contattarmi direttamente tramite mail a questo indirizzo: verycalabrese@libero.it 
Ringrazio anticipatamente per l'attenzione dedicatami.
Cordiali saluti.

Calabrese Veronica 

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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