sabato 31 marzo 2012

Sorella acqua

Anche se il Kenya non e' colpito cosi' pesantemente dalla siccita' come altre Nazioni del Sahel, la situazione e' grave anche da noi. 
Nel Nord del Kenya circa tre milioni di persone vivono ora con aiuti alimentari donati dalla F.A.O., e dipenderanno dai donatori internazionali anche per le sementi da piantare nella speranza della pioggia. 
Pure a Chaaria le piogge sono in ritardo di almeno due settimane, ed i contadini sono molto preoccupati perche' temono di perdere i semi affidati alla terra. E noi non siamo da meno: abbiamo anche noi seminato, ed in piu' le nostre pompe dell'acqua cominciano ad avere problemi a causa dei giacimenti molto impoveriti. 
Se non inizia a piovere prima di Pasqua, certamente dovremo razionare l'acqua per la Missione e per l'ospedale. Invito comunque tutti a pregare anche per il Niger e per il Chad: miei amici missionari in quei Paesi sulle frange del Sahara, mi dicono che la situazione e' disperata, e che i governi, pur distribuendo cibo, non riescono a nutrire l'intera popolazione, soprattutto nei villaggi piu' remoti. 
Colgo l'occasione per augurare a tutti i lettori del blog una settimana santa colma della grazia del Signore, nella attesa del grande evento della Risurrezione. Domani celebreremo la domenica delle Palme, ed accompagneremo Gesu' che entra trionfante in Gerusalemme, solo per essere poi tradito da quelle stesse persone che per Lui gridavano "Osanna"... La domenica delle Palme, oltre che introdurmi nel mistero della passione redentrice di Cristo, da sempre mi ricorda pure il mistero del tradimento umano, dell'instabilita' della fama e dei giudizi degli altri. 
E' quindi una giornata in cui sempre penso che dobbiamo fare le cose per Dio, senza pensare a quello che dice la gente: tanto, chi ti osanna oggi, poi ti tradisce domani. 
Se lo hanno fatto al Maestro, certamente il discepolo non puo' sperare di essere immune da una tale sorte. 

Fr Beppe Gaido 


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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