martedì 17 aprile 2012

Naomi e la Tbc


Chi la conosce da tempo, sa che Naomi e’ gia’ stata trattata due volte per la tubercolosi.
Dopo la terapia della ricaduta pero’ ha continuato di tanto in tanto a manifestare qualche episodio di emftoe, cioe’ di escreato striato di sangue.
La cosa certamente l’ha turbata moltissimo in quanto Naomi e’ intelligente e lo sa benissimo che un’altra ricaduta la metterebbe nella classe delle MDR (multi-drug-resistant) TB, e la obbligherebbe ad una terapia pesantissima della durata di due anni da farsi solo sotto diretta osservazione presso l’ospedale universitario di Nairobi.
Abbiamo ripetuto la lastra del torace, ma la negativita’ radiografica per segni di attivita’ tubercolare non l’ha mai rassicurata appieno.
Ho quindi deciso di contattare il Kemri, cioe’ l’isituto di ricerca dell’Universita’ di Nairobi e di chiedere un esame colturale sull’escreato di Naomi. Ci sono voluti mesi prima di ricevere il risultato, che pero’ oggi mi e’ stato consegnato personalmente dal responsabile distrettuale del programma antitubercolare, Mr Mbwiria.
Con un largo sorriso sule labbra, il collega mi ha detto: “non c’e’ stata crescita di micobatteri alla coltura dell’escreato della tua figlia adottiva. L’emoftoe e’ legato alla fibrosi polmonare: praticamente, quando tossisce e’ come se piccole aree indurite dell’albero alveolare si lacerassero un po’… ma state tranquilli. La ragazza non ha la TBC”.
Vi lascio solo immaginare il tripudio di Naomi, che comunque non aveva mai creduto fino in fondo di essere negativa.
Fr Beppe Gaido

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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