sabato 5 maggio 2012

Bessy è stata dimessa


Credo che molti lettori del blog ricordino il caso di Bessy ed il forum che ne era seguito.
E’ stato un bell’esempio di come il blog possa servire anche come mezzo di tele-consulto e di condiviosione scientifica.
Gli specialisti che avevano risposto alla mia richiesta di aiuto erano concordi nella necessita’ di una pericardiocentesi urgente; ho inoltre trovato ampio consenso anche per l’ipotesi di eziologia tubercolare del versamento pericardico.
Mi ero quindi deciso ad una pericardiocentesi evacuativa sotto sedazione.
Dopo tale procedura era rimasta una piccola falda di liquido pericardico che non riuscivo ad aspirare.
Confrontatomi nuovamente con molti cardiologi, ho deciso che la quantita’ di versamento era troppo esigua per causare tamponamento cardiaco, mentre una nuova pericardiocentesi avrebbe comportato dei rischi di perforazione cardiaca.
Anche miei amici infettivologi mi hanno consigliato di continuare semplicemente con la terapia anti-specifica senza “bucare” ulteriormente. Tutti hanno inoltre suggerito di instaurare terapia steroidea per ridurre i rischi di pericardite costrittiva.
Anche se dalla foto di oggi non lo potete apprezzare appieno sul monitor, l’eco di oggi ha dimostrato una falda veramente ridotta rispetto all’inizio: il fluido e’ quasi scomparso.
Le condizioni di Bessy sono drammaticamente migliorate: mangia, sorride, non ha piu’ febbre e cammina.
La creatinina e’ ritornata completamente a posto, mentre gli esami di funzionalita’ epatica rimangono leggermente alterati.
La mamma ha richiesto la dimissione con follow up ambulatoriale per i farmaci anti-tubercolari e per la funzionalita’ epatica… cosa che mi ha trovato pienamente d’accordo.
Oggi quindi Bessy va a casa, ed il sorriso della mamma sulla foto vale piu’ di tante parole.
Insieme a lei anche io dico grazie a tutti i lettori che mi hanno aiutato con consigli ed incoraggiamenti nella gestione di questo difficile caso cardiologico-infettivologico-pediatrico.
Fr Beppe Gaido

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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