sabato 16 giugno 2012

Colline e Mwendwa


Carissimo Ugo,
ho ricevuto ieri il tuo messaggio e ti ringrazio vivamente per tutto quello che fai per me e per la mia piccola Mwendwa. Non so cosa dire: so solo che posso pregare per te e per tutti coloro che, anche in tempi difficili per l’Italia, si ricordano di chi e’ piu’ povero.
Fr Beppe mi ha tradotto in Inglese la tua tragica e simpatica email, e mi rendo conto di come sia dura essere in situazioni economiche molto precarie, e volere aiutare gli altri a tutti i costi.
Mi ha commossa il pensare che non andrai in ferie, ma hai voluto pensare a me con la tua offerta. Avresti potuto usare i soldi per te... mi viene da piangere!
Come saprai, ho deciso di riprendere a studiare. Avevamo un po’ di soldi messi da parte grazie alle tue offerte, e poi siamo stati aiutati da un’altra benefattrice. Ho dunque iniziato la scuola di “catering”, che in italiano credo di possa tradurre con “scuola alberghiera”.
E’ un istituto convitto. Devo quindi dormire nella struttura e vado a casa di tanto in tanto. Questo e’ stato per me durissimo, perche’ era la prima volta che mi dovevo separare da Mwendwa.
Ho pero’ pensato che nella vita bisogna sempre pagare di persona se si vuole ottenere qualcosa di piu’. Io sono praticamente un’orfana, perche’ non so chi sia mio padre mentre mia madre mi ha abbandonata. Tocca quindi a me, e solo a me, cercare di fare un passo avanti nella societa’.
Ho dunque mandato giu’ il rospo, pensando che al momento soffro piu’ io di Mwendwa. Lei e’ ancora troppo piccola per capire che io non ci sono... e poi cerco di andarla a vedere ogni due o tre settimane. Ho trovato la piena collaborazione dei miei suoceri e del mio partner. Al momento quindi Mwendwa e’ con la nonna paterna e con il papa’.
Io ed il babbo di Mwendwa non siamo ancora sposati, ma siamo insieme, e speriamo di poterci sposare quando entrambi saremo piu’ stabili economicamente e piu’ sistemati: anche il mio ragazzo infatti non ha ancora trovato un lavoro!
Mi chiedi se sto bene... Onestamente si’. E’ la prima volta nella mia vita che prendo autonomamente una decisione per qualcosa in cui credo e che davvero voglio fare ed ottenere. Da piccola sono stati piu’ il destino e la cattiva sorte a decidere per me.
Mi chiedi se sono felice: la felicita’ e’ un qualcosa molto impalpabile. Un prete che conosco dice sempre che inseguire la felicita’ e’ come cercare di acchiappare una farfalla... ti scappa sempre quandi ti pare di avercela quasi fatta. Pero’ sono serena, e per la prima volta nella vita ho un po’ di autostima.
Anche Mwendwa sta bene e spero di poterti inviare presto una sua foto. Adesso non ne sono in grado perche’ il tuo messaggio mi ha raggiunta in scuola.
Per dirti grazie ti mando un fiore africano.
Non posso fare molto per te, ma ti prometto la mia povera preghiera. Lo so di essere una peccatrice ed una creatura insignificante, ma ti prometto che preghero’ con sincerita’ e con riconoscenza.
Che Dio ti benedica e benedica tutta la tua famiglia.
Colline e Mwendwa

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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