giovedì 21 giugno 2012

Il difficile carattere di Mururu


Tutti invecchiamo, ed invecchiando peggioriamo... ed anche lui.
Con il passare degli anni, sempre piu’ diventa difficile da gestire e controllare.
Da persona calma e molto servizievole verso tutti, con la senescenza il nostro Mururu sta diventando sempre piu’ ossessivo.
La sua ossessione principale e’ quella di andare a casa.
Anni fa gli bastava andarci una volta al mese... ma ora e’ un continuo!
Lo mandi a casa oggi e ci rimane per due giorni al massimo. Torna felicissimo, ma il tempo della sua euforia si riduce con il passare dei mesi. Poche ore dopo il ritorno al Centro comincia a inventare storie inverosimili di malattie tra i suoi familiari, di incidenti gravissimi, di furti nel suo campo, in modo da commuoverti  a lasciarlo partire nuovamente. Se non glielo permetti scappa e raggiunge i familiari a piedi.
Ora voi mi chiederete: ma perche’ non lo lasciate andare tutte le volte che vuole?
Il problema e’ che i suoi fratelli non lo vogliono, ed a loro Mururu da’ solo fastidio.
Se sta piu’ di due giorni a casa, torna sporco e pieno di pidocchi.
Per cui dobbiamo sempre cercare dei diversivi che gli permettano di non pensare alla famiglia: il lavoro in cucina, l’aiutare a fare i letti; l’imboccare i ragazzi del Centro piu’ gravi di lui; il laboratorio occupazionale. Ma Mururu diventa sempre piu’ scostante e si stanca subito, scappandoti da sotto gli occhi.
Altro comportamento ossessivo che sta prendendo una piega sempre piu’ difficile da gestire e’ il fatto che Mururu ama venire in ospedale o recarsi in parrocchia.
Lui e’ un simpaticone e all’inizio gli dai corda e lo incoraggi, perche’ tra l’altro Mururu sa essere molto gratificante..., ma questo puo’ essere un gravissimo errore, in quanto lui e’ perseverativo e se gli concedi attenzione, poi non ti molla piu’. Non capira’ affatto che tu hai da fare e che i tuoi pazienti stanno aspettando: Mururu si piantera’ nel tuo studio e non si muovera’ piu’. Ogni giorno poi arrivera’ con richieste via via piu’ difficili da soddisfare: si comincera’ da un foglio di carta, poi si continuera’ con un libro, per arrivare in seguito ad una penna e quindi ad un saccco di soldi di cui non conosce realmente il significato... a questo punto, se dici di no o lo spingi fuori dal tuo studio, Mururu si mettera’ a piangere disperato!
Ne ha fatto esperienza anche il nostro parroco, che ha sempre dimostrato verso Mururu un atteggiamento veramente paterno. Lo ha eletto chierichetto e responsabile della comunita cristiana del Centro Buoni Figli. Ma ora anche lui ha problemi, perche’ Mururu lo va a disturbare in ufficio a tutte le ore e rifiuta di andarsene, anche quando il sacerdote e’ impegnato in colloqui delicati. Poi va nelle classi della scuola parrocchiale e disturba gli allievi. Adesso anche il parroco, che per il passato sempre accoglieva Mururu, si e’ accorto che, se gli dai una mano, lui ti prende il braccio e ti schiavizza.
Per cui la promozione umana di Mururu e’ davvero difficile, e lo sta diventando sempre piu’: certamente lo desideri tuo amico, ma non riesci a dargli dei limiti; sei felice che vada a casa, ma non puoi farlo ragionare sul fatto che i suoi non lo vogliono; e’ bello che sia stato molto valorizzato dal parroco, ma anche in questo campo Mururu dilaga e fa si’ che il prete non riesca piu’ a far niente se lui gli arriva tra capo e collo.
Mururu ha bisogno di un progetto educativo mirato, con una persona primariamente incaricata di interessarlo e tenerlo mentalmente stimolato da mattino a sera... ma questo a Chaaria non e’ proponibile, ed anche con lui facciamo quello che possiamo, lasciando il resto alla Divina Provvidenza.
Fr Beppe

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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