venerdì 8 giugno 2012

Malattia psichiatrica e credenze religiose

Mi stupisce il fatto che ultimamente stanno aumentando i malati psichiatrici. Sembra assurdo, ma spesso disturbi di questo tipo sono dovuti a un’interpretazione sbagliata del cristianesimo, mescolato a pratiche magiche, malocchi e riti tribali che generano una confusione totale... E pericolosissima. 
C’è un sacco di gente che va in giro a predicare la presenza di demoni e spiriti cattivi. Il risultato è che molti si mettono in testa di essere indemoniati e impazziscono. Quando li portano qui, li imbottiamo di psicofarmaci e allora si tranquillizzano. 
Ma quando stanno meglio, attribuiscono la guarigione all’intervento del santone o dell’esorcista. 
La cosa mi fa sinceramente arrabbiare: qui non si tratta di rinnegare la loro cultura, ma di sradicare delle credenze che possono portare alla violenza psicologica, se non alla morte. 
Ma ho deciso che devo aver pazienza e parlare il meno possibile, e solo con le persone che stimo e che conosco meglio: se non vuoi fare danni ma aiutare, vivere e lavorare in mezzo a una cultura che non è la tua ti obbliga a lasciarti alle spalle tutti gli sciocchi pregiudizi del tuo mondo... sono io il primo ad affermarlo. 
Perché accogliere la diversità è prima di tutto viverla sulla propria pelle, e poi credere nel cambiamento, non con i proclami o con le arrabbiature, ma con la testimonianza di una vita donata e sacrificata ventiquattro ore su ventiquattro per gli altri. 
Ed anche con i malati psichiatrici e con i cosiddetti indemoniati voglio fare lo stesso. 

Fr Beppe

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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