giovedì 7 giugno 2012

Profilassi antimalarica con doxiciclina (Bassado)

Molti volontari provenienti dal Sud Est Asiatico e dal Nord America preferiscono la Doxiciclina al Lariam ed al Malarone. 
Anche in Polonia la Doxi e’ spesso consigliata. La Doxiciclina e’ certamente un’opzione che i volontari italiani possono prendere in considerazione, soprattutto quando essi si fermano a Chaaria per piu’ di 28 giorni... e per vari motivi non intendono assumere il Lariam. La Doxiciclina come profilassi puo’ infatti essere assunta fino a due anni consecutivamente, e questo ne fa un farmaco adeguato particolarmente per le permanenze lunghe. 
La protezione offerta dalla Doxiciclina e’ piu’ o meno sovrapponibile a quella del Lariam o del Malarone, e gli effetti collaterali sono minimi. 
Qualche volta puo’ dare dolori addominali, soprattutto quando assunta con il latte, ed in soggetti predisposti raramente puo’ causare una fotosensibilizzazione con rush cutanei. La maggior parte delle persone che hanno usato questo tipo di profilassi non ha sviluppato alcun problema, e nessuno dei volontari di Chaaria ha lamentato effetti collaterali. 
Da ricordare che la Doxiciclina e’ controindicata in gravidanza. 
La profilassi con Doxiciclina va iniziata 1-2 giorni prima di partire per il viaggio, e continuata poi per 4 settimane al ritorno in zona non malarica. 
La dose e’ di 100 mg, cioe’ una compressa, una volta al giorno. Nella foto vedete un ambiente tipico per la riproduzione della zanzara anofele, e quindi per il perpetrarsi del ciclo malarico: acqua stagnante e tanto calore. 

Fr Beppe Gaido 

 

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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