sabato 18 agosto 2012

Kenya Storico

Ringrazio di cuore i confratelli di Chaaria, I quali mi hanno permesso di prendermi alcuni giorni di vacanza.
Cogliendo l’occasione propizia mi sono diretto verso la costa. Ho voluto provare il treno: quella fatiscente ferrovia che e’ stata realizzata dagli Inglesi all’inizio del ventesimo secolo e mai rinnovata… quella stessa la cui costruzione e’ stata immortalata dal film “spiriti nelle tenebre”.
Invece si e’ trasformato in un incubo. Pensavo ad una cuccetta e ad un viaggio confortevole durante la notte.
Il treno e’ deragliato nel mezzo del niente all’una di notte… nessun danno alle persone, ma i soccorsi sono arrivati al mattino tardi ed il treno e’ ripartito boffonchiando lentamente nel pomeriggio. Il risultato e’ stato che, invece di 15 ore di viaggio, ce ne son volute 35, e sono arrivati a Mombasa a mezzanotte invece che al mattino.
Poi il primo giorno mi sono famelicamente dedicato alla spiaggia ed al nuoto, che da tanti anni non riuscivo piu’ a praticare: non avevo pero’ considerato che era la prima volta per me!

Il sole torrido della costa, con la complicita’ di una allettante brezza oceanica e di una stupenda acqua tiepida del mare, mi hanno completamente “arrostito” nel giro di cinque ore… una vera ustione tra il primo ed il secondo grado. 
Di notte non ho piu’ dormito a causa del dolore sulla pelle, ed e’ stato gioco forza lasciare la spiaggia completamente e cercare di evitare il solleone che sulla costa e’ un vero killer.
Mi sono quindi dedicato ad una vacanza piu’ culturale nei due giorni seguenti: ecco quindi che mi sono diretto a Malindi con il matatu. Malindi mi ha deluso! 
Tutti me la descrivevano come un’oasi di lusso sfrenato e di benessere, ma lungo la strada ho visto solo capanne di fango e paglia, ed anche la citta’ e’ certamente molto piu’ misera di Meru. Solo la parte italiana e’ lussuosa: ville incredibili e locali esclusivi.


Ma la ragione per cui mi sono diretto a Malindi e’ stata la visita alla colonna di Vasco de Gama: la prima costruzione cristiana in Africa Orientale, databile attorno agli anni 1490. Vasco de Gama aveva circumnavigato l’Africa diretto verso le Indie, ed a Malindi cercava un punto di attracco per viveri, acqua e per una guida che lo conducesse fino in India.

Malindi era sotto un emirato arabo, ma per alcuni anni Vasco de Gama ed i portoghesi furono accolti ed a loro fu concesso anche di costruire la “cappella portoghese”, che e’ la piu’ antica chiesa cattolica in Africa Orientale. A Malindi passo’ e predico’ anche San Francesco Saverio pima di partire per India, Cina e Giappone.
Ma dopo alcuni anni gli emiri iniziarono una guerra di religione contro i portochesi, i quali dapprima ebbero pero’ la meglio e conquistarono sia Malindi che Mombasa. Attorno al 1512 i portoghesi costruirono Fort Jesus a Mombasa, come bastione e fortezza a difesa della costa.
Ma all’inizio del 1600 Fort Jesus fu asssediato dagli arabi, ed i portoghesi che lo difendevano
morirono tutti di fame e sete. Fort Jesus e la costa sono rimasti arabi fino all’inizio de
l 1800 quando il Kenya passo’ completamente sotto il dominio coloniale inglese: durante gli anni del potere arabo e’ stato una delle tappe per la tratta degli schiavi verso l’Arabia.
Nel tempo della dominazione inglese Fort Jesus fu trasformato in una prigione, ed ora e’ invece un museo nazionale.
Felice di aver potuto vedere di persona questi monumenti di un passato non troppo glorioso perche’ fatto di oppressione, schiavitu’, sfruttamento e colonizazione, sono ora di ritorno a Chaaria, pronto ad affrontare la parte rimanente del 2012.

Fr Beppe

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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