venerdì 17 agosto 2012

Una terza bimba per il nostro piccolo orfanotrofio


Mercy Amani:  cosi'  e’ stata chiamata dalle suore di Nkabune che ce l’hanno portata domenica scorsa.
Mercy significa misericordia, ed Amani in Kiswahili significa pace.
La bimba e’ stata trovata al mattino di quella stessa domenica, per terra, davanti all'orfanotrofio di Nkabune.
Le suore l’anno accolta, nutrita con una poppata, e ce l’hanno portata nel pomeriggio.
Mercy pesa 3500 grammi, accetta 5 o 6 poppate al di', anche se per adesso non cresce… probabilmente sta vivendo il fisiologco decremento del peso che segue al parto.
 E' vispa e non presenta problemi, a parte un'ernia ombelicale che speriamo si chiudera’ da sola; a giudicare dal cordone, dovrebbe avere circa due settimane.
Siamo contenti che Mercy abbia potuto trovare una nuova famiglia a Chaaria, anche se le auguriamo di vero cuore che le indagini delle suore di Nkabune portino al reperimento della madre.
Quello che ci auguriamo e’ che la donna abbia fatto un gesto inconsulto, magari causato da una psicosi post-partum, e che in seguito possa riaccogliere la bambina, che magari ha gia’ un altro nome a noi sconosciuto.
Sicuramente la mamma voleva che noi la trovassimo… altrimenti non avrebbe lasciato la sua pargoletta di fronte all’orfanotrofio.
Noi cercheremo di voler bene a Mercy e di farle sentire quell’amore materno di cui ha tanto bisogno, e di cui la vita l’ha per adesso privata.
Fr Beppe

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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