sabato 11 agosto 2012

Michael, Damian e Caesar

Domattina all’alba lasceranno Chaaria i giovani medici polacchi che per cinque settimane sono stati con noi, aiutandoci in vari settori dell’ospedale. Il loro impegno principale e’ stato nel raparto di Medicina, dove hanno affiancato Antonio e Anderson nella gestione dei malati. 
Si sono pero’ anche prodigati nel darci aiuto in sala operatoria ed in ambulatorio. Tutti e tre hanno un indirizzo chirurgico per la loro specialita’, ma sono stati polivalenti e generosi in tutti i servizi a loro affidati. 
Li ringraziamo anche per il lavoro di gestione del blog in lingua polacca. A loro auguriamo ogni bene per il futuro della loro vita personale e professionale, e speriamo di poterli ancora rivedere a Chaaria, magari al termine della loro specialita’. 
A loro affidiamo anche il compito di diffondere la conoscenza di Chaaria e del Cottolengo in genere, nella loro terra di origine che sempre piu’ ci apprezza e ci aiuta. 
Domani si recheranno in Tanzania dove affronteranno la scalata del Kilimanjaro: auguriamo loro buona fortuna anche per questa appendice della loro esperienza africana. 

Fr Beppe 


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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