domenica 30 settembre 2012

Bimbo enorme...

E’ la prima volta che ci capita! E’ successo alle due, durante la terza operazione della nottata. Il cesareo era iniziato normalmente, ma poi non riuscivamo ad estrarre la testa del bimbo. 
Ho pensato ad un idrocefalo non ancora diagnosticato, visto che la donna era arrivata d’urgenza da un’altra struttura e non avevo fatto un’eco. 
Poi alla fine la testa e’ uscita… enorme ma normale… nessuna malformazione! Mi sono quindi apprestato ad estrarre le spalle, ma anche li’ e’ stato difficilissimo: appena ne tiravo fuori una, l’altra si infilava dentro di nuovo. 
E’ stata una lotta; poi piano piano e’ venuto fuori un bambinone veramente enorme… non ne avevo mai visto uno cosi’! 
Anche prenderlo per i piedi e darlo all’assistente e’ stata un’operazione in cui la mia sorpresa continuava ad attanagliarmi la gola… mi pareva pesasse dieci chili e che non sarei mai riuscito a sostenerlo. 
La bilancia mi ha pero’ smentito leggermente: non 10, ma comunque 6 chili e 250 grammi. E’ nato con tantissimi capelli e con l’espressione di un bimbo piu’ vecchio di lui. Chi lo vede pensa che abbia almeno 5 mesi di eta’. 
E’ un record assoluto per Chaaria! Non abbiamo mai avuto un neonato cosi’ grande alla nascita! Mi sono comunque preoccupato, in quanto i “macrosomi” (e cioe’ i neonati molto grossi), spesso hanno problemi respiratori. 
Invece il bimbo sta bene e si allatta normalmente. Stiamo facendo indagini sulla mamma, che potrebbe avere una ridotta tolleranza ai carboidrati, pur senza manifestare un chiaro quadro diabetico. 

Fr Beppe Gaido 


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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