sabato 29 settembre 2012

Festa in Comunità

Questa sera, durante la adorazione comunitaria, ci siamo stretti attorno a Brother Albert, appena tornato in Kenya dall’Italia, per la rinnovazione dei suoi voti religiosi di castita’, poverta’ ed obbedienza. 
E’ stata una funzione molto semplice, alla presenza del superiore locale Fr Roberto Trappa che ha ricevuto la professione come delegato del Superiore Generale. 
Fr Albert, nella formula di professione, ha nuovamente chiesto di essere consacrato a Dio nella persona dei piu’ poveri, ed ha ufficialmente richiesto che tutti noi lo sostenessimo in questo proposito. 
Alla celebrazione, familiare e privata, hanno partecipato solo i Fratelli. Subito dopo la preghiera Fr Beppe e Fr Giancarlo si sono dovuti assentare per una urgenza in sala operatoria. 
Gli altri Fratelli invece si sono stretti attorno ad Albert con una cena fraterna in cui gli hanno espresso il loro calore e la loro amicizia. Fr Albert e’ arrivato a Chaaria oggi pomeriggio e riparte per Nairobi domattina alle 9. 
La ragione di questa fretta sta nel fatto che ha gia’ iniziato il corso di studi come assistente sociale, e quindi non ha possibilita’ di vacanze. Anche per tale nuovo impegno gli prometiamo la nostra vicinanza e fraternita’. 
Un Fratello che si consacra a Dio e’ sempre per noi un richiamo alla fedelta’, un invito a rinnovare interiormente la nostra professione religiosa e le nostre promesse al Signore, ed anche una occasione di gratitudine per il dono delle vocazione che ci fanno sperare in un futuro per la nostra azione caritativa e missionaria. 
Tantissimi auguri di fedelta’ e gioia a Fratel Albert. 

Fr Beppe Gaido 


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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