lunedì 1 ottobre 2012

Salutiamo Valentina


E’ partita oggi all’alba, dopo tre settimane di encomiabile servizio nel reparto di medicina generale di Chaaria.
Valentina ritorna quindi al suo ospedale a Saluzzo (CN), portandosi nel cuore i nostri malati e gli infermieri con cui ha collaborato benissino sin dal primo giorno.
Devo sinceramente ringraziare Valentina per il modo con cui si e’ rapportata con la struttura e con i suoi colleghi africani: si e’ posta immediatamente in atteggiamento di collaborazione e di stima, e cio’ le ha guadagnato il cuore dei nostri infermieri che l’hanno ricambiata con la loro amicizia.
Non ho mai sentito critiche dalla bocca di Valentina e non ho mai avvertito atteggiamenti negativi nei nostri confronti. Ha invece sempre apprezzato quello che possiamo fare, pur con i nostri limiti, ed ha elogiato piu’ volte la professionalita’ del nostro personale infermieristico.
Per questo Valentina si pone nel numero dei volontari che sono partiti con il piede giusto, e sono quindi d’accordo con lei quando mi dice che “ha ricevuto molto di piu’ di quello che ha dato”... si’, perche’ i nostri malati, ma anche il nostro staff, possono donare moltissimo quando si sentono accettati e valorizzati per quello che sono.
Credo che Chaaria sia stata una esperienza professionalmente pregnante per Valentina, che ha visto patologie prima sconosciute, ed ha sperimentato come si possa fare molto anche con mezzi alquanto limitati.
Speriamo di cuore che questa prima esperienza di Valentina non sia anche l’ultima: saremmo felici di riaccoglierla presto a Chaaria per fare ancora un pezzo di cammino insieme.
La ringraziamo per tutto il suo lavoro come infermiera, per la sua professionalita’, per la sua dedizione, e soprattutto per la sua umilta’, e le promettiamo la nostra povera preghiera secondo tutte le sue intenzioni.
Con il Cottolengo le ripetiamo: “Dio non dimentica nulla di quanto a lui fate nella persona dei suoi poveri”.

Fr Beppe Gaido  


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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