Credo che molti lettori
del blog conoscano Josphine Kawira. L’avevo accolta una notte del dicembre
2007: era avvolta in un telone insanguinato ed era stata “fatta a pezzi” a
colpi di machete da un pazzo che poi si era suicidato.
Le ferite erano
impressionanti, soprattutto alla testa ed al collo... ma eravamo riusciti a
salvarla ed a farla diventare una bellissima ragazzina.
Avevamo saputo che non
era mai andata a scuola e che, sin dalla piu’ tenera eta’, aveva lavorato nella
casa di quel malato di mente come serva. La sua mamma era scappata con un altro
uomo e suo padre era infermo gravemente (infatti mori’ pochi mesi piu’ tardi).
Josphine aveva una
sorella che pero’ era gia’ sposata e non si prendeva cura di lei.
Ecco perche’ l’abbiamo
adottata come figlia. L’abbiamo iscritta alla scuola della parrocchia e
l’abbiamo trattata come una figlia. Durante le vacanze era ospite di una
famiglia di Chaaria che l’ha sempre ospitata con generosita’ e senza chiedere
niente.
Le abbiamo offerto il
catechismo; poi e’ arrivato il battesimo, quindi la prima comunione ed infine
la cresima (le foto si riferiscono appunto alla cerimonia della confermazione).
Kawira era piu’ grande
degli altri bambini, ma siamo riusciti a portarla fino alla prima media.
Poi, alcune settimane fa
e’ successo il disastro: Josphine e’ sparita. Non sapevamo assolutamente dove
potesse essere. L’abbiamo cercata tanto, ed infine abbiamo avuto sue notizie:
si e’ messa con un uomo nel villaggio di Kathwene, ed ha deciso di non tornare
mai piu’ a Chaaria.
A nulla sono serviti i nostri sforzi di convincerla a
ripensarci; inutile e’ stato ricodarle quanto avevamo fatto per lei e quanto
ancora ci rimaneva da fare: le avevamo promesso le scuole superiori ed anche
l’Universita’, se lo avesse voluto.
Kawira e’ rimasta
imperterrita. Non tornera’ neppure a salutarci... e pensare che avevamo gia’
pagato anche per il prossimo trimestre a scuola... non sappiamo se e’ incinta.
Ma con i poveri e’ cosi’:
bisogna lavorare in perdita; far le cose per il Signore, senza aspettarsi nulla
in cambio. Ce lo dice anche Gesu’ nel Vangelo: “quando avete fatto tutto quello
che potete, dice semplicemente: - siamo servi inutili, abbiamo fatto solo il
nostro dovere.”
Altra botta al cuore ci
e’ venuta da Pamela: e’ stata violentata ancora, ma stavolta la storia e’ piu’
cupa. I vicini di casa dicono che e’ lei che si offre a degli uomini
spregiudicati, in cambio di 50 scellini (piu’ o meno 50 centesimi di Euro): con
essi si compra poi delle frittelle. Pare abbia insegnato questa cosa gia’ ad
un’altra bimba del villaggio. Ho tanta paura che condurra’ anche Sharon sulla
stessa strada. La mamma e’ troppo limitata nel cervello per comprendere il
problema e per prendere provvedimenti.
Kamang’oro, il posto dove
vivono, e’ in effetti uno slum, e la’ puoi trovare tutte le abbiezioni a cui la
miseria puo’ portare.
Non non possiamo fare di
piu’, ed evidentemente quello che noi ed i vicini di casa cercano di fare non
e’ sufficiente. Ho tanta paura che Pamela e Sharon lasceranno la scuola presto.
Ho fatto ancora il test HIV alla bambina, e fortunatamente e’ ancora negativo,
anche se mi chiedo che senso ha, visto che poi lei rifara’ la stessa cosa... e
prima o poi l’AIDS se lo prendera’.
Continueremo a pagare
l’affitto alla mamma e ad offrirle i pacchi viveri... ma anche questa storia e’
una grossa delusione.
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