lunedì 24 settembre 2012

Buon viaggio a Cagliari

Insieme ad Antonio, oggi abbiamo salutato e ringraziato anche le due volontarie sarde del gruppo “Karibu Africa”. 
Sono partiti tutti e tre oggi alle ore quattordici, dopo attimi di commozione sincera. Ringraziamo Laura, specializzanda in oncologia, per il servizio svolto in reparto con i nostri ammalati e per l’amore profuso ai nostril orfanelli. La ringraziamo anche per il suo impegno nel raccogliere dati che forse ci permetteranno di offrire la chiemioterapia al giovane Lewis Munene. 
Esprimiamo la nostra riconoscenza a Romina, specializzanda in chirurgia generale, per il duro lavoro svolto in sala operatoria insieme a tutto lo staff di Chaaria ed alla dottoressa ginecologa di Torino. La ringraziamo per la collaborazione e per il rapporto positivo e rispettoso verso tutti. 
Diciamo grazie a entrambe per il servizio di donazione vissuto al nostro fianco, con grande abnegazione. 
Le salutiamo; auguriamo loro ogni bene per la specializzazione e per ogni nuova acquisizione che il futuro loro riservera’. 
Ci auguriamo di poterle riavere a Chaaria ancora, per poter insieme continuare a “buttare in mare qualche stella marina”, che senza di noi comunque morirebbe sul bagnasciuga. 
Come sempre, non abbiamo molto da donar loro in cambio del servizio svolto, a parte il misero “batik” ricevuto nella cena di saluto. 
Ma la nostra stima e la nostra preghiera per loro sono assicurate. 

Fr Beppe e confratelli 



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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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