sabato 15 settembre 2012

Nuovamente sciopero...

Come gia’ a gennaio, anche adesso e’ stato dichiarato uno sciopero nazionale dei medici per recriminazioni legate al salario. 
Lo sciopero e’ iniziato due giorni fa e Chaaria, gia’ super-impegnata a causa del normale incremento di parti e cesarei a settembre, e’ ora al tracollo. 
La sala parto non basta piu’, e facciamo partorire le donne su tutte le barelle che abbiamo a disposizione. 
I post-cesarei (nella giornata di ieri 7, mentre oggi gia’ 6 alle ore 20... e chissa’ quanti stanotte) vengono ora ricoverati anche nella stanza della pediatria, perche’ non abbiamo piu’ letti in maternita’. 
Pure i reparti di medicina scoppiano, con due pazienti per letto, e la situazione in ambulatorio e’ terribile con afflusso costantemente superiore ai 400 pazienti esterni... e non c’e’ piu’ alcuna differenza al sabato ed alla domenica. 
La mia personale situazione e’ resa quasi insostenibile dal fatto che nelle ultime 3 settimane le chiamate notturne sono state praticamente quotidiane, ed una notte intera per me e’ diventata praticamente un miraggio. 
Non sappiamo quando lo sciopero finira’, e quindi cerchiamo di tenere duro! 
Prendendo le cose positivamente, possiamo dire che Chaaria in questo momento e’ un ottimo terreno di esperienza per i giovani volontari: una specializzanda in ginecologia, una specializzanda in chirurgia, due ostetriche ed una infermiera.... oggi pomeriggio e domani pero’ le lasciamo giustamente riposare da questa “bolgia infernale” che e’ la Chaaria in questi giorni. 
Siamo stanchi ed al limite delle forze fisiche e psichiche, ma rimane chiaro il nostro ideale di cercare di assistere tutti e di non mandare via nessuno! 
Tale ideale e’ anche la nostra forza! 

Fr Beppe 




Nessun commento:


Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


Guarda il video....