giovedì 27 settembre 2012

Riposi in pace


Questa mattina alle 9.30 abbiamo celebrato il funerale di George.
Erano presenti anche una decina di parenti, oltre a tutti i ragazzi e lo staff del Centro, insieme ad alcuni esponenti del personale ospedaliero, di manutenzione e della shamba.
Tutti i Fratelli e tutte le Suore hanno partecipato alle esequie.
La messa e’ stata presieduta dal nostro parroco, Father John Ntoiti, il quale e’ stato bravissimo come sempre: ha scelto il Vangelo in cui Gesu’ ringrazia il Padre per “aver tenuto nascosti i segreti del Regno ai sapienti ed agli intelligenti, ed averli invece rivelati ai piccoli”.
Partendo da questa frase evangelica ha tracciato una piccola biografia del nostro George, che e’ stato da sempre un angioletto senza colpa alcuna, e che quindi speriamo dritto in Paradiso.
La funzione e’ stata celebrata nel cortile del Centro, mentre poi in processione siamo saliti al cimitero dove ora George riposa nella terra insieme a tanti altri “Buoni Figli” e pazienti dell’ospedale.
George era nato il 15 dicembre 1978, ed e’ andato in Paradiso il 18 settembre 2012.
La nostra preghiera per lui e’ che riposi in pace.

Siccome poi il Cottolengo ci ricorda che “i letti bis” lui li capisce, ma non puo’ accettare un letto vuoto, gia’ abbiamo contattato la superiora di Tuuru per accogliere un nuovo ragazzo da quella Missione.

Fr Beppe Gaido 



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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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