domenica 21 ottobre 2012

Battesimi

Oggi, durante la Messa dell’ospedale, abbiamo celebrato solennemente il rito del battesimo per quattro dei nostri cinque orfanelli.
Anche la bimba la cui mamma e’ morta recentemente nel nostro ospedale e’ stata battezzata, su richiesta del papa’.
L’Eucaristia ed il rito battesimale sono stati presieduti dal nostro parroco Father John Ntoiti.
Oltre ai malati, erano presenti anche i volontari ed una rappresentanza delle comunita’ di Suore e Fratelli.
Sono stati battezzati Denis (il cui padrino era Silas Mong’athia), Victor (il cui padrino era Fr Giancarlo), Mercy (la cui madrina era Juliana) e Ruth (la cui madrina era Phyllis). Quest’ultima e’ la piu’ piccolina: e’ la bimba di quella mamma morta recentemente in ospedale. Il nome e’ stato scelto dal suo papa’.
Come sempre, Father Ntoiti e’ stato molto bravo, e la celebrazione e’ stata davvero toccante e solenne, anche grazie ai canti di Lydia e del nostro staff.
Ora altri quattro bimbi sono entrati nella grande famiglia della Chiesa, e, davanti a Dio, ci siamo impegnati a seguirli, farli crescere ed amarli. Ci siamo incaricati di insegnar loro ad essere buoni ed a diventare dei bravi cristiani.
In questo sappiamo di essere sostenuti dalla preghiera e dalla simpatia di tantissimi lettori del blog.
Per ora gli orfanelli sono ancora nel “nido” dell’ospedale, in quanto assai piccolini: appena saranno piu’ grandicelli li trasporteremo nel loro repartino presso il Centro dei Buoni Figli.

Fr Beppe Gaido



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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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