domenica 14 ottobre 2012

Black out

Da quasi una settimana a Chaaria siamo in black out elettrico.
Abbiamo stremato il generatore piccolo, che stamattina all’alba ci ha lasciati in una marea di fumo. A nulla sono valsi i tentative di rianimazione di Fr Giancarlo e dei suoi collaboratori.
Alterniamo quindi il grande generatore di Cagliari, con i pannelli solari dell’ospedale, dei quali, ahime’, le batterie sono ormai esauste, e quindi non riescono a darci luce per piu’ di sei ore. In ospedale sono percio’ ricomparse le lampade a petrolio.
E’ indubbiamente un momento difficile.
Speriamo che il mega-generatore tenga, perche’, se si bloccasse anche lui mentre siamo in sala, la vita di qualche paziente potrebbe andarci di mezzo.
I costi di tale generatore sono enormi, perche’ i consumi sono elevatissimi, ma da esso dipende ormai tutto: dal pompare l’acqua dai pozzi, alle lavatrici per ospedale e Buoni Figli, alla sterilizzazione a tutti i macchinari dell’ospedale e della manutenzione.
Ai pannelli ci possiamo affidare solo alcune ore nel cuore della notte.
Quelli della “power and lighting” ci dicono che al guasto sulla linea ci stanno lavorando… ma e’ chiaro che, se andasse in panne anche il generatore grosso, l’unica cosa che potremmo fare sarebbe di chiudere temporaneamente l’ospedale.
Speriamo che non succeda!
Pregate per noi.

Fr Beppe

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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