martedì 9 ottobre 2012

MDR TB


Su richiesta di alcuni amici infettivologi italiani, sintetizzo le linee guida del Kenya in caso di tubercolosi pluriresistente (MRD= multi-drug-resistant).
Sospettiamo MDR TB tutte le volte che un paziente ha una seconda ricaduta dopo terapia adeguatamente assunta con metodo DOT (directly observed treatment), e dopo negativizzazione dell’escreato; oppure nel caso di cosiddetto “treatment failure” (definito come la persistenza di escreato positivo dopo 5 mesi di terapia).
Nel caso di sospetto dobbiamo informare il responsabile distrettuale del programma antitubercolare: egli ci portera’ gli adatti contenitori per analisi dell’escreato con coltura ed antibiogramma. Il campione viene quindi inviato a spese del governo ai laboratori del KEMRI, presso il Kenyatta National Hospital.
Se la coltura dimostra MDR TB, il paziente viene quindi convinto a trasferirsi a Nairobi a spese del governo, che corrispondera’ anche una paga quotidiana al malato in modo da assicurare l’aderenza alla terapia DOT.
Il protocollo dura 24 mesi ed e’ diviso in due fasi
1) Kanamicina 1 g al giorno intra muscolo; protionamide compresse 250 mg al mattino e 500 mg alla sera; pirazinamide compresse 2 grammi una volta al giorno; levofloxacina compresse 750 mg una volta al giorno; cicloserinacompresse 500 mg al mattino e 250 mg alla sera; piridossina compresse 50 mg per due. Questa prima fase dura sei mesi.
2) nella seconda fase si abbandona la kanamicina e si continuano tutti gli altri farmaci per altri diciotto mesi.
Fr Beppe Gaido

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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