Lo so che molti
sostengono la tesi che ho scelto come titolo, e toglierebbero senza scrupoli il
punto interrogativo; ma le complicazioni a cui assisto ogni giorno mi
convincono che tale assioma e’ vero in una esigua minoranza di casi.
E’ come dire che “le cose
vanno bene... quando vanno bene”.
Ma nessuno puo’ prevedere
quando invece andranno storte.
Tra i tanti esempi che
negli anni ho descritto sul blog, oggi vi parlo di un caso in se’ piuttosto
unico.
Ella e’ arrivata di notte
con pressione arteriosa di 280/160, edema di tutto il corpo e proteine nelle
urine. L’ecografia ha dimostrato che il feto era ancora vivo, nonostante i
valori pressori incredibili.
E’ stato giocoforza
svegliare Jesse (non mi sarei infatti sentito di affrontare una spinale senza
la sua presenza)... ed entrare in sala per il cesareo.
Tutto e’ andato liscio
durante l’operazione: il bambino e’ nato bene, ha pianto subito ed ha
addirittura urinato sul campo operatorio. La mamma e’ stata sempre stabile e
non ci sono state crisi epilettiche. La pressione sembrava scesa a valori
normali subito dopo l’espulsione della placenta.
Ma poi l’indomani mattina
la pressione si e’ attestata nuovamente su valori ben al di sopra dei 200, ed
Ella continuava ad essere tutta gonfia. Ho quindi instaurato una terapia
ipotensiva senza troppe preoccupazioni, in quanto lo sapevo che a volte ci
vogliono giorni prima che la pressione si normalizzi.
Ma il vero problema e’
iniziato 24 ore dopo l’operazione: la donna ha cominciato ad avere ematuria
franca dal catetere... e “fortuna” vuole che fosse nuovamente notte!
“Eppure sono sicuro di
non aver toccato la vescica durante l’intervento!”, continuavo a ripetermi per
autoconvincermi.
Ho comunque deciso di
prendere tempo; di mettere un catetere a tre vie e di instaurare un lavaggio
continuo. Con l’irrigazione vescicale il liquido di lavaggio usciva subito
limpido, ma appena provavo a sospendere, l’ematuria si ripresentava minacciosa.
Sono stato veramente in
crisi sulla decisione di riaprire la donna o meno, ma cio’ che mi frenava era
la certezza di essere sempre stato a distanza di sicurezza dalla vescica
durante tutto l’intervento.
Inoltre l’emocromo non si
modificava in modo chiaro: “se la paziente non si anemizza vuol dire che non
sta sanguinando molto!”
Ho quindi provato a fare
delle lavature con siringone, e mi sono accorto che c’era una montagna di
coaguli in vescica: questa era la causa dell’ematuria!
Mi ci sono voluti 3 giorni di lavature per
aspirare tutti i coaguli.
Ora le urine sono
limpide, la mamma stabile, l’edema ridotto e la pressione a livelli accettabili
con terapia. Domani dimettero’ Ella.
“Tutto e’ bene quel che
finisce bene”... ma il fatto e’ che ancora ora non so che cosa sia successo.
E’ stata una ematuria
renale? Infatti Ella ha avuto un modesto aumento della creatinina per due
giorni dopo il cesareo, anche se poi gli esami son tornati nella norma.
Si e’ verificata forse una
coagulazione intravascolare disseminata con saguinamento da disturbo
coagulativo? Chi lo sa!
O semplicemente
l’infermiera che ha inserito il catetere in emergenza prima del cesareo
nutturno ha causato qualche danno all’uretra? Vai a sapere!
L’importante e’ che Ella andra’ a casa con il suo bimbo... ma nei
giorni in cui ci affannavamo per lei, Monica spesso mi diceva: “certo che avere
un bambino e non sviluppare complicazioni anche mortali, e’ davvero un dono di
Dio!”.
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