venerdì 16 novembre 2012

I criteri di ammissione al centro dei Buoni Figli


Molti volontari che passano da Chaaria mi chiedono quali siano i criteri da noi usati per accogliere un nuovo ospite al Centro, quando abbiamo un posto vacante.
I criteri applicati a Chaaria seguono grosso modo quelle che sono le indicazioni generali della Piccola Casa, e si radicano nella spiritualita’ del nostro Santo Fondatore.
San Giuseppe Cottolengo ci indica che il primo discernimento che dobbiamo fare e’ quello circa la poverta’ e l’abbandono: se un “diversamente abile” ha una famiglia abbiente, ed ha percio’ la possibilita’ di trovare delle alternative al nostro Centro (altre strutture a pagamento o anche una badante a casa), non dovrebbe essere ammesso…
Il secondo importante criterio e’ quello della gravita’ della condizione psico-fisica: il nostro Centro e’ attrezzato anche e soprattutto per disabilita’ gravissime… ecco quindi che, se riceviamo due richieste ed abbiamo un solo posto a disposizione, a parita’ di condizioni socio-economiche delle due famiglie, noi daremo precedenza al piu’ grave.
Il criterio della poverta’ economica rimane comunque il numero uno: da questo punto di vista mi piace citare un episodio dalla biografia di san Giuseppe Cottolengo. Un giorno si era trovato in una situazione simile a quella sopra indicata. Aveva a disposizione un solo letto e si trovava di fronte a due richieste di ricovero per il reparto dei Buoni Figli: il primo caso era veramente molto grave ed era accompagnato dal segretario del Vescovo di Saluzzo. Il secondo caso era un deficit mentale meno severo, ma era completamente abbandonato. Il Cottolengo, senza troppe esitazioni, ha accolto quest’ultimo; al che’ il segretario del Vescovo si e’ messo a protestare asserendo che era il Prelato in persona che inviava la richiesta. La risposta del Cottolengo fu candida: e’ appunto perche’ questi ha la “provvidenza umana” del Vescovo di Saluzzo che io non lo ricovero. Il Vescovo avra’ modo di provvedere diversamente. Quell’altro invece e’ completamente abbandonato, e per lui non c’e’ che la “Provvidenza Divina”… ecco perche’ entra nella Piccola Casa.
Dobbiamo ammettere che questo aspetto e’ forse il piu’ arduo, perche’ riceviamo spesso pressioni da ogni parte, ed a volte e’ difficile dire di no quando per esempio a chiedere sono parroci, religiosi o persone in autorita’ di cui potresti aver bisogno per vari motivi in futuro… ma la spiritualita’ del Cottolengo non ammette deroghe su questo punto… e quando lo facciamo, certamente non siamo fedeli al Padre Fondatore.
Altro aspetto tipico della situazione di Chaaria e’ che si da’ un occhio di riguardo alla Missione di Tuuru: le suore del Cottolengo la’ accolgono ragazzi diversamente abili in giovanissima eta’. Quando sono troppo pesanti in eta’ adulta ci chiedono normalmente un trasferimento a Chaaria, e, nei limiti del possibile, noi cerchiamo sempre di accettarli.
Abbiamo comunque tantissime richieste ed e’ assolutamente impossibile accogliere tutti coloro che domandano di poter essere ricoverati: il centro e’ attrezzato per 50 ospiti ed e’ sempre al completo. Normalmente l’unico modo per avere un posto a disposizione e’ purtroppo la morte di uno dei ragazzi presenti… cosa fortunatamente abbastanza rara.
Le richieste provengono da famiglie, da parrocchie e spesso anche dalle autorita’ (“children welfare office”).
Prima di dire di si’, normalmente inviamo un Fratello a far visita alla famiglia, in modo da verificare con attenzione la reale situazione di poverta’, ed insieme la gravita’ dell’handicap di cui soffre il nuovo ospite: cio’ al fine di predisporre camera, tipo di letto e materasso, programma riabilitativo e di terapia occupazionale.
Un altro criterio che e’ diventato sempre piu’ importante negli ultimi anni e’ quello geografico: per il passato si accoglievano ragazzi anche da molto lontano. Poi ci siamo resi conto che questo non faceva che aggravare cio’ che normalmente gia’ si verifica nella maggior parte dei casi… e cioe’ il totale abbandono e disinteresse delle famiglie, che, dopo averci “scaricato” il congiunto, spariscono completamente. Per questo oggi, a parita’ di condizioni di poverta’ e gravita’, tendiamo ad accogliere chi abita piu’ vicino alla Missione, in modo da poter stimolare le famiglie a venirlo a trovare,e, nei limiti del possibile, prenderlo a casa per le vacanze.
Quando un caso e’ veramente bisognoso ed urgente, ma non c’e’ posto al Centro, l’ospedale funge da cuscinetto: il ragazzo viene tenuto in ospedale per alcuni mesi, finche’ ci sara’ la possibilita’ di trasferirlo con gli altri.


Fr Beppe Gaido

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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