lunedì 5 novembre 2012

Un maschietto per Eunice



E’ andato tutto bene. E’ stato un parto naturale. E’ stata ricoverata ieri, ed il travaglio e’ progredito senza alcun problema.
Ha partorito questa mattina alle 6.40, in modo quasi silente, senza lanciare un urlo od un lamento.  Il bambino ha pianto subito ed ha dimostrato una estrema vitalita’. Pesa 3200 grammi, e succhia al seno voracemente.
Adesso Eunice, la nostra assistente di poltrona nello sudio odontoiatrico, e’ ancora ricoverata per il normale follow up post partum, ma sta benissimo. E’ naturalmente felicissima della nuova vita che il Signore le ha donato pochi mesi dopo aver perso l’altra figlioletta.
Domani sara’ dimessa ed iniziera’ la sua licenza di maternita’. In sala denti, sin da oggi, e’ stata sostituita da Nanies, che gia’ si era impratichita durante le scorse vacanze di Eunice. Naturalmente Nanies non “cava denti” e non fa le detartrasi...per cui Mercy si dovra’ preparare a qualche mese un po’ difficile.
Auguriamo a Eunice ed al marito tanta felicita’, ed al loro bimbo tanta salute. Sinceramente ringraziamo Eunice per essersi fidata di noi e per aver voluto partorire nel nostro ospedale. Per me e’ sempre bellissimo quando un membro dello staff sceglie di avermi come medico in un momento tanto delicato come quella della maternita’.
Oggi poi sono particolarmente riconoscente al Signore anche io, insieme a Eunice, perche’ ricordo il ventunesimo anniversario dalla mia laurea in Medicina: un periodo ormai lungo, costellato comunque di successi e di soddisfazioni di cui ringrazio Dio.
Ricordare il giorno della laurea e’ per me uno stimolo a non fermarmi, ad aggiornarmi continuamente, e ad impegnarmi ad imparare sempre cose nuove per il bene dei malati che bussano alla porta di Chaaria.

Fr Beppe Gaido

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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