sabato 29 dicembre 2012

I dentisti dell' A.P.A.

Ringraziamo di cuore i dentisti Domenico e Mimmo di Reggio Calabria. Sono in servizio a Chaaria fino al 2 gennaio 2013, e ci sono stati "donati" dall'Associazione "Amici per l'Africa" (A.P.A.).
In questi giorni il lavoro anche nel gabinetto odontoiatrico e' molto intenso, e davvero ringraziamo la Provvidenza per la loro presenza nel momento giusto: sono infatti venuti a sostituire Mercy proprio quando lei non avrebbe potuto usare il braccio destro a causa dell'incidente stradale occorsole. 
Oltre a loro, ringrazio pure Mercy, la quale, con il braccio al collo, e zoppicando vistosamente a causa di varie escoriazioni sui piedi, non ha chiesto neppure un giorno di mutua, nella coscienza che la sua presenza sarebbe stata importantissima nel dirigere il lavoro di Mimmo e Domenico, ora che Eunice e' in permesso di maternita'. 
Insieme ai dentisti italiani hanno anche lavorato dapprima Fr Albert, ed ora Fr Simon, in qualita' di traduttori: essi fanno da ponte tra l'Italiano usato dai dentisti, e l'Inglese usato da Mercy. In questi giorni lo studio odontoiatrico e' stato un po' una torre di babele in cui Italiano, Inglese, Kiswahili e Kimeru si sono rincorsi e confusi vicendevolmente... ma e' stata una torre di babele serena e gioiosa, con tante risate, e soprattutto con un intenso servizio verso i moltissimi clienti di Chaaria, che continua a registrare il tutto esaurito in ogni dipertimento, a causa dello sciopero degli infermieri governativi. 
Domani Mimmo e Domenico visiteranno il parco del Samburu, dopo aver gia' goduto di una giornata presso il Meru Park. 
Crediamo che per loro Chaaria sia insieme un'esperienza di grande servizio ed anche di conoscenza di un nuovo mondo. 
Chiediamo a Dio di ricompensarli per tutto il bene che fanno per Chaaria e per ogni ammalato. Insieme a loro ringraziamo i responsabili dell'A.P.A. in Italia per la continua collaborazione con Chaaria. 

Fr. Beppe Gaido


Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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