GG e’ una signora sui 35
anni che da molto tempo sa di essere sieropositiva.
Lei ha deciso la via
della completa apertura ed e’ diventata una attivista della prevenzione e
dell’accettazione all’interno della societa’ delle persone con HIV. Ne parla in
chiesa, e’ disponibile per il counseling dei malati, e partecipa a molti
seminari sul tema.
GG era vedova e gia’ aveva una bambina quando l’infezione le era
stata diagnosticata per la prima volta.
Purtroppo anche la
piccola era risultata positiva.
Da anni entrambe sono in
terapia antiretrovirale.
La piccola WK e’ sempre
stata gracile e magrissima, ma sostanzialmente in discrete condizioni di
salute.
Adesso ha dodici anni e
frequenta la quinta elementare.
Piu’ passa il tempo
pero’, piu’ difficile diventa convincerla ad inghiottire medicine tutti i
giorni; WK continua a chiedere alla mamma: “i miei compagni dicono che ho
l’AIDS. Mamma, e’ vero?”
Sia io che la madre per
adesso le abbiamo parlato solo di una malattia cronica, che comunque le permettera’
di diventare grande, se avra’ la costanza di andare avanti con le pastiglie per
molti anni ancora.
GG sente pero’ crescere
la discriminazione da parte dei compagni, che probabilmente sono istruiti dai
genitori ad evitare WK il piu’ possibile.
Il fatto che GG sia
diventata un’attivista dell’integrazione paradossalmente si e’ rivelato un
boomerang che sta portando a sempre maggiore discrinazione verso sua figlia...
purtroppo anche da parte di certi insegnanti.
GG mi ha quindi chiesto
il favore di cercare un’altra scuola per la figlia, possibilmente una
scuola-convitto un po’ lontana da Chaaria dove ormai la stigmatizzazione e’
fortissima...WK ha infatti un’adozione a distanza in Italia che ci permette di
pagarle la scuola.
Ho trovato una
disponibilita’ di fondo in una scuola di ispirazione cristiana a qualche decina
di chilometri da Chaaria.
WK e’ stata invitata per
un test di prova al fine di verificare il livello di preparazione raggiunto
nelle classi precedenti.
All’esame e’ stata
accompagnata dalla mamma in persona... io non ho potuto, a causa della
situazione in ospedale!
WK e’ stata
brillantissima ed ha preso dei voti bellissimi in tutte le materie.
A questo punto, quando
l’accettazione pareva affare fatto, GG ha deciso di ripetere nuovamente alla
preside il problema della figlia per la quale chiedeva l’ammissione a scuola in
regime di “interna” (cioe’ in collegio).
E’ allora che la doccia
fredda e’ arrivata!
Anche se lo sapevano da
me, in consiglio avevano avuto un ripensamento, per cui WK avrebbe potuto
frequentare solo come “esterna”, senza dormire ne’ mangiare con gli altri.
La preside era una suora!
GG e’ venuta a dirmelo
piangendo, ancora una volta messa alle corde dalla discriminazione e dalle
paure irrazionali della gente.
Mi ha detto di aver
chiesto alla preside: “non hai visto i risultati del test? Vuoi dire che lei
non puo’ studiare solo perche’ e’ positiva?”
Mi ha confidato che a
questa domanda e’ seguito solo un silenzio imbarazzato e senza risposte.
Ho detto a GG che
cercheremo ancora, e che Dio aprira’ qualche altra porta.
Le ho raccontato che una
esperienza simile era successa anche ad alcuni dei nostri ragazzi del
Cottolengo Centre di Nairobi. Le ho raccomandato di non focalizzarsi sul fatto
che la preside fosse una suora: e’ una situazione generalizzata di feroce
discriminazione dettata solo dall’irrazionalita’. Purtroppo non abbiamo ancora
superato una mentalita’ da “peste manzoniana” per quanto riguarda l’HIV: tanti
sono ancora pronti a puntare il dito ed a giudicare chi e’ sieropositivo; molti
ne hanno cosi’ paura che dimenticano la carita’ in nome della prevenzione.
Ma, ancor piu’ degli
adulti, sono i bambini che piu’ mi fanno tenerezza e tristezza nello stesso
tempo.
Fr Beppe
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