Mi chiamo Murine (il nome e’ inventato ma la storia e’ verissima).
Dieci giorni fa sono stata colpita da un colpo di panga all’arto
superiore destro, durante un litigio per un po’ di legna da ardere.
Subito dopo l’incidente mi sono accorta che la mia mano era penzoloni
e che non riuscivo ad estendere le dita.
I miei familiari mi hanno aiutata con il primo soccorso: mi hanno
legato uno straccio stretto stretto sulla ferita e poi abbiamo
iniziato il lungo viaggio verso l’ospedale.
Arrivati presso la struttura governativa non abbiamo potuto ricevere
alcun servizio perche’ la sala operatoria non funzionava a motivo
dello sciopero.
Siamo quindi ripartiti, ed abbiamo speso ancora soldi per il mototaxi
che ci portava in un altro ospedale.
Siamo arrivati ad un ospedale missionario di una chiesa protestante
che ora non ricordo. Li’ gli infermieri non scioperavano, ma il
problema erano i soldi. Me ne hanno chiesti cosi’ tanti per poter
andare in sala che io ho dovuto desistere. Intanto la mia mano
continuava ad essere penzoloni e mi faceva un male dell’accidente.
Era notte e sono tornata a casa senza ricovero e senza neppure un
analgesico. Non ho chiuso occhio per il male.
Il giorno seguente, ricordando lo sciopero, siamo andati direttamente
a cercare ospedali missionari cattolici, ma in due di essi mi sono
sentita la solita raggelante risposta: “no soldi... no ricovero... no
sala operatoria!”
I giorni sono passati ed io non avevo ne’ la forza ne’ il denaro per
ritentare. Mi ero quasi rassegnata a perdere la mano.
Poi qualcuno mi ha parlato di Chaaria e ci sono arrivata ieri sera
tardi. La’ si sono scusati con me del fatto che non avrebbero potuto
operarmi subito per la ragione che che la sala era superimpegnata.
Mi hanno promesso l’intervento per stamattina.
Non hanno fatto storie per i soldi; anzi qualcuno si e’ dimostrato
molto disgustato nel sentire la mia storia. Continuava a ripetere: “ma
come fanno a definirsi ospedali missionari!”
Alle 11 era gia’ fuori della sala.
Mi hanno detto che avevo tutti i tendini estesori della mano
sezionati, ed insieme avevo anche una frattura di un osso del carpo.
Ora sono ingessata e porto il braccio al collo per ridurre l’edema che
e’ veramente importante.
Il dottore mi ha detto che ha fatto davvero tanta fatica a trovare i
miei tendini dopo 10 giorni, ma che alla fine ci e’ riuscito.
Mi ha
anche rassicurata circa la frattura, che si mettera’ a posto con il
gesso.
So che la mia e’ una storia molto comune, che ho sentito ripetere con
parole simili da tantissime altre persone ricoverate qui a Chaaria.
E’ molto triste che succedano cose del genere e che a motivo della
poverta’ economica qualcuno possa perdere la mano o anche la vita.
Il medico di Chaaria oggi mi ha detto che il loro Padre Generale lo
raccomanda sempre di non mandare via nessuno per motivi di soldi.
Siamo in due nel mio letto, ma, dopo le parole del dottore, e forte
della mia triste esperienza, posso davvero comprenderne la ragione.
Fr Beppe Gaido