domenica 6 gennaio 2013

Easy is to dream every night, difficult is to fight for a dream


Carissimo Fratel Beppe,
ieri abbiamo festeggiato insieme a te l’inaugurazione della nuova sala operatoria. Abbiamo ringraziato il Signore per questo, abbiamo ringraziato i donatori che generosamente hanno interamente sponsorizzato la realizzazione di questa sala, abbiamo festeggiato con i Superiori della Piccola Casa, le autorità civili e religiose e con tante altre persone che hanno voluto unirsi a noi per questa festa fra amici. Tutto è andato molto bene e ne siamo contenti. Dopo l’inaugurazione i discorsi hanno ricordato anche il tuo impegno, avremmo voluto anche noi prendere la parola ma ... tu ci conosci e sai che in queste occasioni siamo timidi. Abbiamo deciso così di utilizzare il blog per dirti quello che è nel nostro cuore: GRAZIE! Come si dice è facile sognare tutte le notti, difficile lottare ogni giorno perchè il sogno si realizzi. 



Beh, semplicemente ti vogliamo dire che, se il sogno della sala operatoria si è realizzato è solo grazie alla tua tenacia e costanza. Certamente siamo grati a tutti i donatori e a tutte le persone che in questi anni hanno contribuito e lavorato per questo progetto, ma vogliamo dirti che nel nostro cuore sappiamo che senza la tua costanza non si sarebbe mai realizzato! Tanti hanno sognato, ma solo tu per più di dieci anni hai lottato ogni giorno perchè questo sogno diventasse realtà: GRAZIE! Grazie a nome nostro che siamo fieri di poter lavorare in questo ospedale, grazie a nome dei donatori che hanno potuto vedere i loro sacrifici concretizzarsi in qualcosa di concreto ma soprattutto grazie a nome di tutti i pazienti e i poveri che possono usufruire un servizio migliore. Il Signore continui a darti la forza e la grazia per continuare a lottare ogni giorno affinchè il sogno di Chaaria si possa realizzarsi.
Con rinnovato affetto e stima.

Cottolengo Mission Hospital Staff





Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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