Una delle novita’ di quest’anno, e’ che non abbiamo’ piu’ il collegamento ad
Internet: questo vuol dire che sto vivendo la realta’ di Chaaria, ma non ne
leggo i resoconti che Fr.Beppe
invia al blog con la sua chiavetta Safaricom.
Allora cerchero’ di raccontare
come, secondo me, e’ la situazione attuale.
Lo sciopero del personale infermieristico degli ospedali governativi
e’ ad oltranza, ma Chaaria e’ aperto e continua a lavorare.
Mi vengono in mente
diversi termini per descrivere il momento che, peraltro, dura da mesi.
Tsunami, mareggiata di maestrale sugli scogli, fiume in piena: la sensazione di
essere travolti da una massa di persone per cui Chaaria e’ l’ultima e l’unica
possibile risposta, anche per la continua crescita qualitativa delle
prestazioni.
Ogni giorno, festivi compresi, centinaia di pazienti
ambulatoriali, decine di ricoveri, interventi programmati fino a tardo
pomeriggio, spesso dilazionati per le urgenze.
Tutte le mattine decine di donne
prossime al parto sfilano davanti alla Maternità per la visita di controllo, con
quella buffa camminata da pancione e gli occhi dolci per l’attesa.
Tagli
cesarei a tutte le ore, anche cinque o sei al giorno, purtroppo anche molti
aborti, spontanei e non, da trattare, gravidanze extrauterine che mettono a rischio la vita della
donna.
I numeri sono da brivido: a tutt’oggi circa 600 ricoveri con punte di 65
malati per 40 letti, di 25 bambini (con mamma) che dormono in 15 letti. Se lo
scorso anno sono stati praticati 2887 interventi chirurgici, a questo ritmo si
potrebbe arrivare ad oltre 4000!
Ma Chaaria resta aperta anche alle
circoncisioni rituali ed altre pratiche che potrebbe essere dilazionate.
E’ un grande
motivo di orgoglio non aver ridotto alcuna attivita’ ed una grande risposta che
Fr.Beppe, i fratelli, tutto il personale ed i volontari stanno dando.
Ma
pensiamo anche alla lavanderia, alla cucina alle pulizie. Oggi abbiamo dovuto
sospendere, provvisoriamente, le medicazioni perche’ le garze erano finite: la
loro preparazione non tiene dietro il consumo e due volontarie chirurghe si
sono messe a tagliare e piegare garze.
Tutto questo ha, ovviamente, un prezzo: grande stanchezza,
essere sempre un passo indietro, qualche difficolta’ nei collegamenti interni,
momenti di nervosismo, il rischio di errori per il poco tempo disponibile nel
discutere i casi.
Credo che cio’ sia molto piu’ difficile per i volontari che
affrontano Chaaria per la prima volta e si trovano in questo turbine mai visto,
con protocolli diversi, risorse diagnostiche modeste, con tutti che sfrecciano
da una parte all’altra dell’Ospedale e non ti possono dare molto retta. Ma e’
un momento speciale che, certo, ci ricorderemo.
Anche chi e’
recentemente partito, Luciano e Francesca, sarebbero rimasti volentieri a
condividere questa battaglia.
Ci sono anche aspetti che ci incoraggiano ed aiutano. La nuova
Sala Operatoria e’ veramente bella, spaziosa, ben condizionata le lampade
scialitiche danno una luce fantastica, sicuramente ci si affatica meno.
(A me piace pero’ anche, per motivi sentimentali, operare
nella vecchia Sala, che continua il suo onorevole servizio).
I sei Clinical Officers e le Infermiere sono motivati,
collaborativi al massimo efficienti; anno dopo anno si vede un reale progresso.
Poi il clima e’ magnifico, le notti stellate la frutta
dolcissima ed a chilometri zero perche’ arriva dall’orto di Chaaria. Cosa
volere di piu’.
Max Albano