giovedì 24 gennaio 2013

Il reparto generale... e tutto il resto

Pensando a quanto scritto ieri circa la pediatria, posso dire che la situazione non e' certamente migliore nei cameroni di medicina e chirurgia per adulti: due pazienti per letto, anche il magazzino al di sotto della nuova sala operatoria trasformato in camera di degenza, spesso letti volanti appena dietro alle porte e materassi per terra. 
Scoppiamo da tutte le parti, eppure non si puo' cessare di ricoverare! 
Siamo infatti uno dei pochi ospedali che davvero funzionano a pieno ritmo! 
Sovente abbiamo cosi' tanti pazienti che facciamo fatica a trovare il doveroso letto singolo per i malati appena operati. Il reparto generale e' sulle spalle di Anderson e Jona, validamente coadiuvati dalla splendida dottoressa polacca Karolina: e' bello vedere Karolina completamente donata ai malati dal mattino alla sera, e poi ancora vederla aiutare in ambulatorio. 


Non ho parole poi per ringraziare Maria, infermiera professsionale, che si fa in quattro per le innumerevoli medicazioni, per l'igiene dei malati e per la varie terapie. 
L'apporto di Maria al reparto e' tanto importante quanto quello di Karolina... e le ringrazio entrambe. Sempre di piu' lo sciopero ci sta trasformando in un vero e proprio pronto soccorso: di notte anche in ambulatorio siamo sempre pieni; si ricovera a getto continuativo; non c'e' piu' alcuna differenza tra i giorni feriali ed il week end, perche' si lavora sempre con lo stesso ritmo ed i pazienti ambulatoriali ormai afferiscono in tutte le 24 ore. 
Non parliamo poi della maternita': un vero bailamme, con parti e cesarei a ritmi incredibili. In questo settore devo nominare con sincera gratitudine Jackline, ostetrica che da quasi due mesi ci sostiene e lavora con noi: Jackline e' sempre l'ultima tra i volontari a lasciare l'ospedale, e quando sale in foresteria, sempre mi chiede" "c'e' ancora qualcosa da fare?"
Oggi i parti erano cosi' tanti che non riuscivano a star dietro e ci mancavano le barelle: abbiamo quindi dovuto optare per delle lenzuola sul pavimento, sulle quali assistevamo le nostre clienti. 
La sala operatoria poi e' in continuo over-booking: non ce la facciamo a star dietro alle richieste, soprattutto quelle ortopediche (ricordate la mango syndrome?). Operiamo dalle 9 del mattino alle 20 di sera, ma la lista operatoria non riusciamo mai a finirla a cause delle continue emergenze (oggi cesarei e gravidanze extrauterine). 
Il laboratorio e' anch'esso al tracollo: malati a non finire, emergenze, trasfusioni. Il laboratorio e' spesso un "enzima limitante" che rallenta per forza di cose il flusso dei pazienti: cio' e' inevitabile perche' i tecnici sono pochi ed a volte sopraffatti sia dal numero dei clienti e sia anche dalla quantita' di esami richiesti per singolo paziente. 
Questo e' il Cottolengo Mission Hospital in questo momento. Grazie a tutti coloro che sono qui adesso a condividare con noi lo "tsunami" che da mesi ormai si abbatte su di noi a causa dello sciopero. 
Ce la faremo a resistere? Io penso proprio di si', ed anzi il servizio e' in se' una consolazione, e porta in se' la ricompensa con il suo carico di soddisfazione e con il cuore pieno che ti lascia. 

Fr Beppe 











Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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