mercoledì 6 febbraio 2013

Antonella e Laura

Oggi nella mia carrellata sui volontari presenti a Chaaria, voglio soffermarmi a ringraziare le due chirurghe che  mi stanno dando man forte in questo periodo durissimo.
Sono entrambe bravissime e sempre disponibili, sia di giorno che di notte. Mi aiutanto moltissimo sia in sala operatoria che in reparto nel difficile lavoro di follow up post chirurgico.
Laura e' quella che viene quasi sempre in sala per i cesarei, mentre Antonella e' la mia seconda operatrice per tutti gli interventi ortopedici.
Molte operazioni poi le fanno da sole senza coinvolgermi, e questo mi aiuta moltissimo ad organizzare meglio le caotiche giornate di questo periodo.
I pazienti chirurgici ambulatoriali se li guardano da sole con la traduzione di un membro dello staff. Entrambe infatti sono assolutamente indipendenti con l'Inglese.
Laura lavora a Cagliari, mentre Antonella lavora a Maiorca in Spagna... altro bell'esempio dell'internazionalita' del volontariato a Chaaria.


E' bello lavorare con loro e tra noi esiste un ottimo affiatamento.
Laura e' infatti alla seconda esperienza, e gia' ci conosciamo bene; mentre Antonella, stando a Chaaria per un mese e mezzo, e' ormai parte della grande famiglia dell'ospedale.
Entrambe hanno un ottimo rapporto con tutto lo staff della sala operatoria, ed anche di questo sono molto contento.
Grazie a Laura ed Antonella, anche a nome di tutti i malati.

Fr Beppe



Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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