mercoledì 27 marzo 2013

La nuova lavanderia

Onestamente siamo in ritardo con i lavori per la lavanderia. Sappiamo pero’  che non è dipeso da noi, ma da motivi che vi spiegheremo ora.
Schematicamente i motivi del ritardo sono i seguenti:
- si è deciso di fare prima i lavori per lo scarico delle acque della lavanderia e dovendo connettersi ad un impianto già esistente, ci sono state alcune modifiche da fare all’impianto generale. Questi lavori sono ormai finiti, anche se “non si vedono” in quanto sono tubazioni e pozzi neri scavati sotto terra;
- l’approvvigionamento dei materiali ha subito ritardi non dipendenti da noi. Nel periodo elettorale, il sistema di distribuzione delle merci ha subito qualche rallentamento. Questo l’abbiamo sperimentato anche per tutti i generi necessari per la missione. Proprio oggi e’ finita la consegna del materiale per la costruzione delle fondamenta;
- la scelta di un costruttore locale e non di una grande impresa di Nairobi ha sicuramente dei vantaggi (soprattutto per il grande risparmio di risorse economiche, e la costruzione della sala operatoria ne è una prova), ma anche alcuni inconvenienti ... purtroppo l’impresario ha avuto alcuni problemi personali, che hanno inciso sul ritardo.





Detto ciò, sembra che la situazione si sia sbloccata ed effettivamente oggi sono iniziati gli scavi per la nuova lavanderia. Manderemo la documentazione fotografica cammin facendo; le foto di oggi si riferiscono allo scarico dei camion di sabbia e pietre ed alla messa in posa dei paletti di perimetro per le fondamenta.

Ringraziamo di cuore l’Associazione Volontari Mission Cottolengo e la Associazione “For a Smile” per l’impegno di raccolta fondi per questo nuovo sogno per Chaaria.

Fratel Giancarlo e Fr Beppe





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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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