martedì 19 marzo 2013

Malformazioni congenite a Chaaria

Anche se la popolazione generale e’ molto giovane, e nonostante il fatto che qui in Kenya le donne partoriscano in eta’ assai piu’ precoce che in Europa, le malformazioni alla nascita non sono rarissime.

L’anomalia piu’ frequentemente registrata e’ quella dell’esadattilia, cioe’ la presenza di 6 dita. La condizione puo’ riguardare uno o piu’ arti. Normalmente si tratta di dita anomale senza una vera e propria articolazione ed e’ sufficiente legarle alla base con un filo di seta, al fine di ottenere la necrosi e la caduta spontanea.

Abbastanza comune e’ anche l’agenesia congenita della rotula: non ho una foto per documentare la condizione, che comunque porta uno degli arti inferiori del neonato ad avere una abnorme motilita’ del ginocchio che si piega anche in avanti.

Tra le foto che presento oggi c’e’ un caso di esonfalo completo, in cui parete addominale e peritoneo non si sono sviluppati. Tale condizione e’ incompatibile con la vita. 


 

Molto più frequente e’ invece il caso di onfalocele in cui manca la parete addominale ma i visceri sono coperti da peritoneo. La condizione e’ piu’ benigna. Normalmente facciamo medicazioni con garze grasse per un lungo periodo di tempo e la parete addominale pian piano si epitelizza. Purtroppo l’onfalocele si associa spesso ad anomalie congenite del cuore.

Relativamente comune e’ anche il labbro leporino: abbiamo casi di semplice labioschisi ed altri piu’ complessi di labiopalatoschisi. Fortunatamente due volte all’anno vengono a Meru i chirurghi americani di “Operation Smile”, i quali operano questi bambini gratuitamente.

Altre malformazioni sono totalmente incompatibili con la vita: nella foto presento un caso gravissimo di mielomeningocele. Molti sono poi i casi di idrocefalo congenito, di cui non ho documentazione fotografica al momento.

Il bambino plurimalformato con l’enorme pancione era affetto da idrope fetale ed e’ stato difficilissimo estrarlo per parto naturale. La mamma e’ arrivata negli ultimi stadi del travaglio mantre gia’ aveva le spinte; era notte e non c’e’ stato il tempo materiale per una ecografia; la testa e’ stata partorita rapidamente, ma l’estrazione del corpo abnorme e’ stata assolutamente difficoltosa. Il bambino purtroppo e’ nato morto.

Due sono stati i casi di anencefalia negli ultimi dodici mesi. In questa malformazione incompatibile con la vita non c’e’ sviluppo del cervello e delle ossa craniche. Nella foto presentata il feto aveva anche labio-palatoschisi.

Nell’unico caso di gemelli siamesi riportato a Chaaria, i bimbi sono morti subito dopo il cesareo: rimuoverli dall’utero e’ stata un’esperienza tremenda con l’impressione di lacerare tutto. La mamma per fortuna non ha però riportato conseguenze.

Nella maggior parte dei casi non siamo assolutamente in grado di spiegare alle mamme affrante la causa di una particolare malformazione.

Purtroppo i test cromosomici sui genitori sono costosissimi e quasi sempre al di la’ delle possibilita’ economiche dei nostri clienti.

Quello che sappiamo e’ che il metronidazolo assunto nel primo e nel secondo trimestre di gravidanza può essere teratogenico. Qui il flagyl e’ farmaco da banco e molta gente se lo autoprescrive quando pensa di avere l’ameba. Sicuramente tale medicina per una donna che non sa di essere incinta, puo’ essere un fattore importante nel causare malformazioni.

Ho presentato questo post forse shoccante per molti perché anche questa è Chaaria, e sicuramente ai volontari potrà capitare di doversi misurare con situazioni simili.

Inoltre gli handicappati ed i malformati sono parte integrante della Piccola Casa, e Chaaria è senz’altro Piccola Casa in Kenya.



Fr Beppe Gaido









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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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