sabato 29 giugno 2013

Buon onomastico, Pietro!

Oggi è la festa dei Santi Pietro e Paolo, ed a Chaaria abbiamo pensato di festeggiare Pietro nel migliore dei modi: con una intensa giornata in sala operatoria iniziata al mattino alle 9 e terminata alle ore 18. Credo che questa sia la festa a lui più congeniale.
Ormai i sabati non sono più tali; sono semplicemente giorni feriali con un numero crescente di pazienti, ed anche il fatto che negli ultimi mesi abbiamo sempre avuto a disposizione molti chirurghi, ha portato ad un notevole aumento della domanda in chirurgia.
Grazie di cuore a Pietro, che con i suoi 71 anni riesce a “spezzare le gambe” non solo ad un quasi-cinquantaduenne come il sottoscritto, ma anche ad una poco-più-che-venticinquenne come Giorgia. 





La figura di Pietro è certamente carismatica nel nostro ospedale, ed a Chaaria egli rappresenta il chirurgo che tutti i pazienti sognano: egli è davvero un chirurgo generale, in quanto sa fare di tutto (dalla prostata, all’intestino, alla tiroide)... e lo fa con una tenacia ed un ritmo davvero impareggiabili.
Buon onomastico di vero cuore.
Ringraziamo di vero cuore anche Federica che oggi ritorna in Italia dopo due settimane di ottimo servizio come anestesista nel nostro ospedale. 
Le auguriamo ogni bene al suo ritorno in Italia, per il suo lavoro di tutti i giorni e per ogni aspetto della sua vita.

Fr Beppe Gaido


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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