domenica 30 giugno 2013

Il grazie di Fiorenza e Pierantonio Visentin



Grazie Chaaria per la tua accoglienza, per l’entusiasmo che mi hai dato con la tua vitalità ed i tuoi sorrisi che non mancano mai.
Parto già con la voglia di ritornare, magari potendo dare qualcosa di più.
Non dimenticherò mai la mia prima volta in Africa e la grande emozione che ho provato percorrendo le sue strade.
Quando mio padre (il Dr Pierantonio Visentin) mi ha chiesto cosa provassi e quale fosse la mia prima sensazione, io ho risposto gioia e meraviglia, perchè anche se con gli occhi vedi tanta povertà e sofferenza, è con il cuore che cominci a ragionare... e basta uno sguardo, un sorriso di una persona per darti la forza con cui affrontare questa realtà.
Grazie e a presto... lo spero tanto.
Il tuo ricordo mi accompagnerà sempre nella vita.
Ti voglio bene, Chaaria.

Fiorenza Visentin





PS: tutta la comunità di Chaaria si unisce alla gioia ed allo stupore di Fiorenza e desidera ringraziare di cuore il Dr Visentin e sua figlia Fiorenza per i giorni trascorsi a Chaaria. L’accoglienza che tutti hanno riservato ad Antonio (non solo lo staff, ma anche i Buoni Figli ed i suoi vecchi pazienti) hanno dimostrato chiaramente il grande segno di bene e la scia di amore che egli ha lasciato alla sua partenza. 
E’ proprio vero che si raccoglie quello che si semina. 
Buon ritorno in Italia.

La comunità di Chaaria


Nessun commento:


Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


Guarda il video....