martedì 25 giugno 2013

Una cosa mai vista

NN era tata seguita in altri ospedale e non era arrivata a capo di nulla. Il suo problema era un addome enorme pieno di enormi masse dure.

All'ecografia anche io non ero riuscito ad arrivare ad una diagnosi precisa.
Vedevo masse tondeggianti molto grosse che riempivano tutto l'addome fin sotto il fegato e la milza.
Onestamente ho pensato a degli enormi linfonodi paraortici ed ho posto una diagnosi di sospetto linfoma addominale. Ho proceduto all'agobiosia ecoguidata, che ha dato come esito: leiomioma.
Ci è voluto il coraggio di Pietro per aprire quella pancia.
Io ancora pensavo ad un processo sistemico e non ero sicuro che l'atto operatorio potesse concludersi con un successo.
Invece poi abbiamo trovato la sorpresa... che, con il senno di poi, è pienamente in linea con la diagnosi istologica.





Si trattava di un enorme e mostruoso fibroma uterino dalla forma e dimensioni mai viste precedentemente a Chaaria. Il fibroma era molto aderente all'omento, ma fortunatamente libero da adesioni sull'intestino.
Con pazienza e perizia Pietro, Giorgia e Federica hanno isolato ed asportato l'enorme utero fibromatoso.
L'intervento è stato ragionevolmente breve e la paziente ha sanguinato pochissimo.
La cosa più importante è che abbiamo risolto il suo problema una volta per tutte: non è un tumore, non avrà bisogno di radio o chemioterapia e potrà quindi tornare a casa ristabilita.
NN ha 38 anni ed ha figli, per cui l'isterectomia non è certamente un problema psicologico per lei.
Abbiamo pesato il mostro che le abbiamo tolto dalla pancia: otto chili e duecento grammi!
Chissà come si sentirà più leggera quando domattina la faremo alzare

Fr Beppe Gaido





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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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