mercoledì 17 luglio 2013

Ernia congenita strozzata

Lewis ha tre anni di età.
Ci è stato presentato dai genitori per una massa inguino-scrotale sinistra. La massa è dura e dolente alla palpazione, ed è assolutamente irriducibile. L’eco dimostra che parte della massa è liquida, ma la diagnosi sembra comunque quella di un’ernia inguinale incarcerata.
La mamma dice che in passato il gonfiore talvolta appariva ma poi rientrava in addome: altro elemento che suggerisce la diagnosi di ernia. Ci informa anche che stavolta la massa è rimasta fuori per gli ultimi tre giorni.
Entriamo quindi in sala con procedura d’urgenza.
Decido per un approccio chirurgico inguinale sinistro: ho ancora la speranza di riuscire ad isolare il sacco, di aprirlo e di trovare anse intestinali vitali. Lo scollamento dei piani si dimostra comunque molto difficile. Il sacco erniario è diventato una cotenna molto spessa ed estremamente dura. Mentre continuo a “spelare” il sacco per via smussa, ad un certo punto esso si apre e ne fuoriesce del liquido, come anche avevo visto all’ecografia.




Non vedo anse intestinali incarcerate nel sacco ormai aperto. Infilo il dito mignolo nella porta e la trovo libera. Ho avuto la tentazione di illudermi che non ci fossero anse in quella massa dura, ma solo del liquido.
Sapendo comunque che sarebbe stato troppo miope chiudere la porta e fregarmene, decido di procedere alla laparatomia.
Aperto il piccolo addome non vedo liquido infiammatorio in peritoneo e le anse ileali sembrano tutte a posto senza segni di infiammazione. Ancora una volta ho la tentazione di richiudere e di non cercare oltre... arrivato però alla valvola ileo-cecale vedo un’area tondeggante e protrusa che presenta chiari segni di necrosi ed un inizio di perforazione. Tale area tondeggante ha esattamente la forma della porta erniaria.
Che strana l’anatomia! Ad incarcerarsi in un’ernia congenita sinistra è l’ultima ansa ileale in una zona vicinissima all’appendice!
Trattandosi di una lesione molto piccola e soprattutto di un bambino in tenera età, decido di non fare una anastomosi ileo-colica, ma di recentare la lesione e di suturarla in due strati.
Dopo aver suturato l’addome in strati mi dedico quindi con calma al sacco  erniario. E’ difficile riconoscere ed isolare gli elementi del funicolo spermatico, ma penso di esserci riuscito bene. Arrivato alla base del sacco pazientemente isolato, chiudo la porta erniaria e termino l’operazione con i passaggi tipici dell’ernia congenita.
Il bambino è oggi in seconda giornata post-operatoria e sta andando bene.
Spero che anche nei prossimo giorni il follow up non ci dia problemi.
Nella mia breve storia chirurgica, Lewis è certamente il più giovane paziente a cui ho dovuto fare una sutura intestinale senza l’aiuto di un chirurgo italiano.


Fr Beppe



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Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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