lunedì 8 luglio 2013

Finita in gloria

"E' la quinta volta che vengo a Chaaria e come sempre mi sono sentito a casa. Ringrazio tutti per l'accoglienza, per la collaborazione e per la familiarità. 
Ringrazio la Provvidenza che mi ha permesso di venire fino ad oggi, e spero che, se è nei piani di Dio, io possa tornare ancora ed ancora. 
Oggi pomeriggio, quando siamo usciti dall'ospedale per salire in macchina ed abbiamo visto la sala di attesa gremita alle 2 del pomeriggio, ho avuto il brutto presentimento che sarebbe stato un lunedì di fuoco per chi rimaneva. 
Io e Giorgia ci siamo un tantino commossi, ed ancora abbiamo pensato che siamo noi a dover ringraziare Chaaria." 

Pietro







"Chaaria è un mondo complesso dove cambiano le nostre priorità e si modifica la scala dei valori umani; qui un sorriso, una carezza, una stretta di mano o un abbraccio valgono moltissimo. Il Signore ha un progetto su chiascuno di noi: qui spesso ho fatto fatica a capire perchè la sua volontà fosse in un certo modo, ma se ci pone di fronte a determinate situazioni o avvenimenti, siam sicuri che ciò sia il bene per qualcuno o per qualcosa. Ora che sono entrata a far parte della vostra famiglia, vi porterò nel cuore e vi ricorderò nella
preghiera, sempre! a presto, un abbraccio" 

Giorgia



"Da voi ho avuto sempre e solo buoni esempi, dal primo all'ultimo giorno. Grazie di cuore ed un abbraccio forte. Buon viaggio e buona vita in Italia".

Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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