martedì 20 agosto 2013

Due nuovi orfani

Caroline Wanja è la nuova orfanella che la Divina Provvidenza ci ha mandato ieri sera. E’ una bimba di circa tre mesi che ci viene affidata da Sr Anselmina dell’orfanotrofio di Nkabune.
Sappiamo pochissimo di lei. Le scarse notizie ricevute dalla suora sono che la madre è morta circa una settimana fa in seguito ad una psicosi puerperale che l’ha distrutta poco alla volta fino alla sua dipartita. 
Pare che anche il padre sia affetto da disturbi psichiatrici, ragion per cui alcuni “Buoni Samaritani” hanno chiesto l’aiuto della diocesi attraverso l’orfanotrofio.
Come al solito, noi entriamo in gioco perchè la piccola è troppo esile per sopravvivere nella struttura di Nkabune. La accogliamo volentieri e cercheremo di fare del nostro meglio per farla crescere sana e forte, fino al giorno in cui Sr Anselmina verrà a riprendersela. 
Un sincero benvenuto a Caroline nella piccola famigliola degli orfanelli di Chaaria.



L’ultima venuta del nostro piccolo orfanotrofio è diventata orfana oggi stesso quando la sua mamma è morta nel nostro ospedale sopraffatta da una grave forma di malaria e di sepsi puerperale. 
Da giorni stavamo cercando di salvare la vita di quella giovane mamma con tutti i farmaci a nostra disposizione, ma non ce l’abbiamo fatta e lei ha smesso di respirare stasera alle 17.30, lasciandoci la sua piccola di sei giorni, ancora senza nome. La defunta aveva solo 21 anni ed era molto povera. Non abbiamo contatti telefonici con la famiglia, che abita comunque molto lontano. 
Dobbiamo quindi aspettare che qualcuno venga a Chaaria, e daremo loro la tragica notizia. Essi ci diranno poi anche cosa fare con questa nuova orfanella.
La vicenda di oggi mi ha molto turbato, come mi accade ogni volta che perdo una paziente giovane. Oggi poi ho tentato anche la rianimazione con ambu, con massaggio cardiaco ed adddirittura con defribrillazione... ma è stato tutto inutile. 
Me la sono sentita scivolare via dalle mani. Ricevere un orfano da Nkabune può anche essere un momento tenero e gratificante perchè i bimbi sono in effetti molto carini, e soprattutto perchè pensiamo poco al dramma che li ha resi orfani. 
Quando invece vedi morire una giovane nel tuo ospedale, quando hai tentato l’impossibile ma l’hai persa, e poi, pochi minuti dopo che l’hai portata in obitorio, devi andare a prendere la sua creatura, metterla in incubatrice e dare istruzioni al personale perchè le diano il latte in polvere e le cambino i pannolini, allora la sensazione interiore è di profondo scoramento. Ho le lacrime agli occhi, ed anche se tutti mi dicono che non è causa mia se la mamma è morta, io non riesco a darmi pace.


Fr Beppe

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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