lunedì 5 agosto 2013

L'ho sperimentato tante volte


In molti sue espressioni, San Giuseppe Cottolengo esprime un concetto che sta diventando a me molto caro soprattutto negli ultimi anni. 
In un italiano arcaico egli esprime una verità che tocco con mano quotidianamente anche a Chaaria. 
Egli dice che “l’ordinario stile della Divina Provvidenza è di mettere alla prova prima colui che in seguito Ella vuole esaltare”. In altre occasioni egli sosteneva che “era contento delle contrarietà perchè queste erano il segno che Dio gradiva il nostro operato, mentre invece era molto preoccupato quando tutto filava liscio o quando tutti parlano bene di noi”.
Le contrarietà certo non mancano nella mia vita quotidiana, e neppure le malelingue, le opposizioni e le cattiverie gratuite, ma voglio imparare a dire grazie a Dio di tutto questo, perchè, se così è, si può essere tranquilli del fatto che il Signore è contento di noi.
Un’altra esperienza molto comune in questa fase della mia vita è che le difficoltà vengono sempre in serie ed a volte ti riducono allo stremo perchè ti tartassano una dietro l’altra; ma un’esperienza che faccio ripetutamente è che il Signore ti lascia arrivare fin sul ciglio del burrone, sin sull’orlo della disperazione, ma poi ti lancia una corda di salvataggio e viene in tuo soccorso.
Quante volte per esempio ho temuto che avremmo chiuso l’ospedale o per mancanza di acqua o per problemi energetici! E poi, all’ultimo momento, la situazione è cambiata; quante volte ho ricevuto un colpo di coda, “una carezza della Provvidenza” (secondo una espressione del Cottolengo), un cambio inaspettato di situazione che ha funzionato per noi come un ricostituente al nostro morale e ci ha spinti ad impegnarci ancor più a fondo per i malati e per tutte le persone che si affidano a noi per la loro salute.
I momenti duri, quelli in cui tutto in apparenza va male, sono anche i momenti della fede in cui Dio ci chiede di credere al di là delle apparenze: normalmente io non passo l’esame della fede, e lo scoraggiamento prende il sopravvento. 
Poi, quando l’aiuto della Provvidenza arriva, normalmente mi sento in colpa ed applico a me il rimprovero di Gesù: “uomo di poca fede!”
Quando sono scoraggiato e vicino alla disperazione, e poi vengo sollevato dalle mie difficoltà all’ultimo momento, sento rivolte a me le parole del Cottolengo: “tutti sono capaci di voler bene al Signore quando tutto va bene!”
Cerco però di impegnarmi al massimo, quasi per chiedere perdono al Signore e per dimostrargli con le opere la mia fede, proprio come San Giacomo ci dice di fare. E’ come se questo aiuto del Signore che alla fine arriva comunque sempre, costituisca per me come un ricostituente e come un invito a fare ancora di più per i malati ed i bisognosi.

Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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