Da
alcuni giorni è giunta in reparto nonna Severina tutti la chiamano
così perché ha 82 anni, è affaticata, respira affannosamente e
lentamente, il cuore è ormai stanco di battere.
Mi
reco spesso da lei e la osservo mentre tiene gli occhi socchiusi, ma
se le parlo, forse proprio perché non mi capisce, gira il viso verso
di me e mi fissa con occhi velati, ma con interesse. La guardo, il
suo viso traspare ancora bellezza, in gioventù doveva essere molto
bella, inoltre è alta e ancora slanciata, porta al collo due
collane, non troppo vistose, le sue orecchie hanno buchi molto
grandi, proprio della tribù del Meru, quella alla quale lei
appartiene. L’aiuto a mangiare, sul suo comodino ci sono piatti con
cibi vari, le offro il passato, ma dopo tre cucchiai mi dice basta.
Le chiedo se vuole del Chiai (te con latte), dice no; le chiedo se
vuole uccioro (cibo base per loro, tritato di miglio), se vuole magi
moto (acqua calda), dice no, se vuole del riso, dice sempre no; poi
mi guarda e dice: “tumbacu”, passando un dito sotto il naso e
aggiungendo altre parole che non capisco. Chiamo Lidia che sta
lavando il pavimento e che capisce un poco l’italiano. “Lidia ho
capito bene? La nonna Severina vuole del tabacco da fiuto?” Lidia
le parla in Kimeru e conferma quello che ho capito; ha detto: “voglio
tabacco da fiuto”.
Ci
guardiamo, io sorrido mentre Lidia e tutte le ammalate ridono…….
Ma…..come
sempre, questa mattina mi reco da nonna Severina. Sul suo comodino
non vi è nulla, né piatti, né bicchieri, soltanto un piccolo
involtino rudimentale ma molto ben confezionato con una foglia secca
di granoturco , arrotolato, chiuso, a forma di imbutino; lo prendo,
lo guardo e con mia sorpresa vedo uscire da un lato del finissimo
tabacco da presa dal profumo gradevole.
Quale
Angelo può aver deposto questo dono per soddisfare il suo desiderio?
La chiamo: “Severina, Tumbacu”, e le porgo l’involtino; si
gira, di scatto lo prende nella sua mano che velocemente nasconde
sotto le coperte tenendo il pugno stretto e facendo uscire un po’
di tabacco profumato. Non è stato possibile riaverlo. Questa sera
l’involtino era stato posto sul comodino, il tabacco era stato
usato in piccola quantità.
Il
fiato di Severina è molto ansimante, gli occhi socchiusi. L’ho
accarezzata, ho rimboccato le coperte e le ho detto: “Ma si gio-gio
(nonna), se per te questo è ancora un piacere che la vita può
offrirti, allora annusa una presina di tabacco profumato” e….ciao
Severina.
17
Luglio – Stamane il letto di Severina era vuoto, nella notte ha
lasciato questa terra e il suo fagottino di tabacco; mi sono commossa
ed ho pianto nel non vederla; però questa sera in cielo ho contato
una stella in più.
Rosella
PS:
alleghiamo una foto di Elisabeth Gacheri. Qualcuno dei lettori la
ricorda? Era molto schiva e silenziosa
Fratel Beppe
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