sabato 10 agosto 2013

Diabetic Clinic


E’ una delle novità di Chaaria del 2013, ed è ormai una bella realtà.
Negli anni scorsi sempre ci siamo presi cura dei diabetici ed abbiamo cercato di farlo al meglio delle nostre capacità, sia come pazienti ambulatoriali che come ricoverati in reparto.
Essi erano però pazienti normali, mescolati a tutti gli altri clienti dell’ospedale, e venivano visitati in modo del tutto casuale da chi era più libero quel giorno. Questo fatto portava con sè non poche problematiche: per esempio venivano visitati ogni volta da una persona diversa, oppure dovevano aspettare lunghe ore in coda prima di essere visitati, o ancora non ricevevano adeguato “counseling” circa la dieta ed altri importanti aspetti della vita (per esempio la prevenzione del piede diabetico), a motivo della mancanza di tempo.

Dall’inizio di quest’anno, sotto la spinta ed in collaborazione con il “Kenya Catholic Secretariat”, abbiamo dato inizio all’attività di “diabetic clinic”. Si tratta di un programma abbastanza complesso che ha come scopo il miglioramento dei servizi ai clienti diabetici, la loro aderenza alla terapia ed alla dieta, e la prevenzione delle complicazioni.
Il “Kenya Catholic Secretariat” ci provvede alcuni fondi attraverso cui possiamo pagare due “peer educators” (cioè due persone diabetiche che si rendono disponibili per counseling e per consigli dietetici ai nostri pazienti durante il giorno del clinic). Ci fornisce inoltre del denaro che ci permette di offrire il pranzo (seguendo una rigida dieta per diabetici) ai clienti che sono intervenuti per il clinic, al fine di evitare crisi ipoglicemiche lungo la via del ritorno. Inoltre dalla stessa organizzazione riceviamo poster, materiale didattico e libretti per la formazione dei nostri malati.
Abbiamo identificato in Jonah, nostro clinical officer, il responsabile delle “diabetic clinics”. A lui sono stati offerti dei seminari di formazione specifica che lo hanno reso molto preparto sull’argomento.
Il clinic avviene ogni giovedì negli ambulatori che chiamiamo “CDF”. Quel giorno i locali sono dedicati praticamente solo ai diabetici. Jonah si occupa esclusivamente di loro e ne visita più di 60-70.
Durante l’attesa, nell’androne antistante l’ambulatorio, i “peer educators” fanno lezioni di dieta e prevenzione delle complicazioni. Ci sono poi momenti di discussione e condivisione di esperienze.
Con Jonah collaborano normalmente anche un laboratorista ed una infermiera in modo che tutto possa avvenire nel CDF, senza necessità di spostamenti per il cliente: visita, counseling, esami di laboratorio e distribuzione della terapia... tutto avviene nello stesso posto. La giornata si conclude con il pasto e poi i pazienti lasciano l’ospedale al tempo che desiderano... e che l’orario dei matatu consente loro.
Si tratta di un tentativo di approccio olistico al problema diabetico che tenga in considerazione non solo l’aspetto puramente terapeutico, ma anche quelli preventivo e diabetologico rispettivamente. Inoltre il giorno della “clinic” vuole anche essere un momento aggregativo e di “auto-aiuto” per i malati che sono portatori dello stesso problema. 
Il programma gode della benedizione della multinazionale dell’insulina NOVO. Da loro abbiamo la promessa che, se il nostro lavoro raggiungerà un numero elevato di clienti, il prezzo dell’insulina per gli ospedali missionari diminuirà sensibilmente. Al momento il prezzo dell’insulina è ancora uno dei problemi più grandi per i nostri pazienti diabetici, ed una delle principali cause di “default” e quindi di complicazioni a lungo termine.

Fr Beppe Gaido

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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