Spesso ci focalizziamo di più sulle nostre sconfitte, ed è
più facile ricordare in casi in cui le cose non sono andate come previsto; a
volte però è anche necessario far menzione delle occasioni in cui abbiamo fatto
qualcosa di utile per la nostra gente, al fine di non cadere in depressione o
nella tentazione dello scoraggiamento.
Negli ultimi otto giorni per esempio, io penso di aver
certamente salvato la vita di almeno tre persone che erano affette da diverse
forme di addome acuto. In tutti i casi citati siamo riusciti ad entrare in sala
in tempi brevissimi ed a risolvere situazioni molto complesse con esiti
positivi, almeno fino ad oggi.
Il caso di Dorothy è stato molto complicato in quanto lei
veniva riferita a Chaaria da un’altra struttura sanitaria, con un sospetto di
gravidanza ectopica cronica.
Ho rifatto l’ecografia pelvica ed in efetti ho
visto del fluido nella tasca del Douglas, ed in più anche delle masse a
contenuto ipoecogeno che, fuorviato dalla diagnosi di ingresso, ho ritenuto
dovute ad ematomi.
Ho quindi deciso per un accesso addominale di Pfannestield,
come di solito si fa per le operazioni ginecologiche.
All’apertura dell’addome,
la situazione è apparsa però diversa da quanto mi aspettassi. Nel Douglas c’era
sì del liquindo, ma non era sangue... era bensì pus denso e cremoso. Le masse
che io vedevo erano in realtà anse intestinali convolute ed imprigionate in
tenaci aderenze.
A questo punto ho sperato che fosse una PID (malattia pelvica
infiammatoria), ma le tube erano bellissime ed apparentemente innocenti. Il pus
sembrava provenire da una zona posteriore al cieco, una zona completamente
bloccata da aderenze.
E’ stato quindi necessario incrementare l’apertura
addominale con un taglio verticale che mi permettesse una visione migliore. E’
stato molto difficile capire di cosa si trattasse:certamente una peritonite
diffusa con aderenze a vario livello dell’intestimo.
Ma quale fosse l’origine della
peritonite è stato un mistero per vari, lunghissimi minuti. Ho staccato il
cieco con attenzione ed ho alla fine localizzato una difficilissima appendicite
perforata retrocecale con aderenze sia all’ascendente che all’ultima ansa
ileale. L’appendicectomia è stata assai difficoltosa, ma siamo riuscito a portarla
a termine senza causare perforazioni intestinali. Dorothy è oggi stabile e
lascia l’ospedale, ringraziandoci per averle salvato la vita.
Il giorno seguente abbiamo avuto un caso simile in Mohamed, un
uomo proveniente da Marsabit. I sintomi erano quelli classici della peritonite
diffusa. Dal dolore epigastrico alla palpazione, io pensavo si trattasse di
ulcera duodenale perforata.
L’eco dimostrava infatti liquido libero in addome.
Nuovamente siamo entrati in sala con procedura d’emergenza ed abbiamo operato
senza sapere bene quello che ci sarebe toccato affrontare; anche per lui la
diagnosi iniziale non era corretta: non si trattava infatti di un’ulcera
perforata, ma di una terribile forma di peritonite da appendicite perforata
retrocecale.
Mohamed non ha avuto perforazioni intestinali; purtroppo però, una
cotenna aderenziale ha causato una breccia nella parete della vescica. Abbiamo
fatto l’appendicectomia con difficoltà tecniche simili a quelle incontrate in
Dorothy, ed in più abbiamo douto riparare la vescica.
Anche Mohamed sta andando
bene. Ieri gli abbiamo tolto il sondino nasogastrico ed oggi abbiamo iniziato a
dargli un po’ di thè e semolino.
Mi pare che anche lui sia fuori pericolo. Lo
dimetteremo tra alcuni giorni, alla rimozione dei punti e del catetere vescicale.
Due giorni più tardi è stata la volta di Gitonga, un uomo
sulla cinquantina che, come gli altri, aveva i sintomi classici dell’addome
acuto.
L’unico elemento di rilevo nella sua storia clinica passata era una
erniorrafia inguinale destra alcuni anni prima.
All’intervento ci siam trovati
di fronte ad una enorme ernia interna con circa un metro di ileo incarcerato da
aderenze, e completamente necrotico.
Cercando di “srotolare” il volvolo che si
era formato, ci siamo resi conto che si trattava di una necrosi dell’ileo che
coinvolgeva anche l’ultima ansa.
E’ stato quindi necessario eseguire un’ampia
resezione ileale con amputazione del retto ed anastomosi ileo-colica
sull’ascendente. Gitonga al momento sta avendo un post-operatorio normale e
pare senza complicazioni.
La chirurgia addominale a Chaaria è ancora agli albori e per
adesso legata esclusivamente ad eventi acuti.
Dobbiamo ancora imparare
moltissimo in questo settore, ma certamente, rispetto al passato, anche in tale
branca siamo cresciuti, ed un numero sempre maggiore di persone stanno
ricevendo aiuto dalla nostra azione medico-chirurgica.
Di questo ringrazio il
Signore e tutti i chirurghi che hanno avuto il coraggio di insegnarmi e di
fidarsi delle mie capacità di apprendimento rapido.
Fr Beppe Gaido
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