sabato 28 settembre 2013

Ancora a Carmagnola

Ieri mattina c’è stato il secondo incontro previsto al liceo classico Baldessano-Roccati, la struttura dove io ho fatto le superiori.
Ho parlato alle sezioni degli studenti che 15 giorni fa non avevano potuto trovare posto in aula magna. E’ stato davvero bellissimo ed emozionante, proprio come la prima volta.
Stavolta poi l’emozione è stata doppia perchè la mia compagna di classe Professoressa Ivana Gaveglio ha organizzato che io potessi incontrare Vittoria Savio, che non vedevo da 32 anni.
Vittoria è stata la nostra professoressa di matemantica al liceo, ed insieme è stata il cemento di coesione tra noi che eravamo suoi studenti. Era stata lei ad accompagnarmi al Cottolengo il 1° settembre 1981, quando sono intrato a far parte della comunità dei Fratelli si San Giuseppe Cottolengo. 
Da allora però non l’avevo più vista, perchè nel 1982 Vittoria ha fatto la scelta di diventare missionaria laica in Perù dove ancora oggi lavora con gli orfani e le ragazze in difficoltà. Non ci eravamo più incontrati perchè i nostri ritorni in Italia non sono mai avvenuti nello stesso periodo: è stata quindi una grandissima emozione riabbracciare Vittoria e sentirmi unito a lei idealmente nella scelta di vita missionaria a servizio di chi è povero. 
Anche il secondoincontro alle superiori di Carmagnola è stato un vero trionfo, di cui ancora ringrazio Ivana.



Ho potuto presentare il libro, parlare della povertà e spiegare il nostro impegno a Chaaria. I giovani si sono dimostrati nolto attenti ed interessati. Anche Vittoria ha potuto dare i suoi stimoli sui poveri, che, come dice lei, “si assomigliano tutti, in qualsiasi Paese del mondo”.
Un grazie di vero cuore a tutto lo staff della scuola di Carmagnola, alla Preside e soprattutto ad Ivana.

PS:  ringrazio anche gli organizzatori della presentazione del libro avvenuta giovedì sera a Pavia. Anche là è stato bello, anche se poi la distanza da casa e la lunghezza del viaggio  han fatto sì che andassi a dormire all’una di notte. E’ stato emozionante riabbracciare Cecilia, ostetrica più volte volontaria a Chaaria. Grazie ai miei cari che con Pavia hanno concluso le loro peregrinazioni notturne al mio fianco... quanto sonno ho fatto perdere anche a loro!


Fr Beppe 






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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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