venerdì 27 settembre 2013

Un incontro di amici

Il 20 settembre scorso, alla presentazione del libro di Fr. Beppe “Ad un passo dal cuore”, nella Parrocchia di S. Francesco della Rizzotaglia a Novara,  siamo confluiti da Milano, Arese, Bresso, Pavia, Torino per salutare, sostenere e testimoniare, con la nostra presenza di volontari a Chaaria la straordinaria  avventura di  Fr. Beppe e del Mission Hospital.
Ero anche curioso di vedere Beppe nelle vesti di presentatore divulgatore: ho letto moltissimi dei suoi scritti ma, talvolta, il saper scrivere non coincide con il saper esporre a voce.
La serie di diapositive scelte, il commento semplice e coinvolgente, l’utilizzo di espressioni forti ed efficaci come “la nostra gente”, i racconti, in cui si mischia la modestia della persona e l’orgoglio per quel che è stato fatto e, ancor di più, per quello che si vuol fare in futuro, ha colpito ed emozionato moltissimo me e tutti noi volontari presenti: ha ricordato momenti che abbiamo vissuto sul posto e continuiamo a vivere, sul blog, giorno dopo giorno.



Le altre persone presenti ascoltavano affascinate e come loro la moderatrice, Valentina, giornalista di Novara.
Al termine della presentazione ci siamo abbracciati attorno a Fr. Beppe, abbiamo scattato delle foto e abbiamo obbligato Beppe a scrivere una dedica sul nostro libro: magari col suo autografo ora valgono di più, ma non sono in vendita.

Dr. Max Albano





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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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