venerdì 6 settembre 2013

La malattia di Kimani

Come molti dei lettori e dei volontari sanno, il nostro Kimani è da tempo affetto da un’importante cardiomiopatia ipocinetica.
Già era stato ricoverato in passato per episodi di scompenso cardiaco conclamato, ma poi le sue condizioni erano rapidamente migliorate con l’istituzione di una terapia antiscompenso, che i Fratelli con attenzione cercano di somministrargli quotidianamente.
Kimani è molto disponibile ad assumere le medicine e non ha mai dato problemi da questo punto di vista.
Il suo vero problema è una certa dipendenza all’uso del caffè, unita al fatto che alla domenica nessuno lo può tenere in casa perchè lui deve assolutamente andare a Chaaria Market dove si fa regalare la miraa dai giovani del paese.
Per il caffè Kimani è davvero intemperante: egli aspetta che non ci sia nessuno nel refettorio dei Fratelli e poi va a servirsi di “bicchieroni” di caffè nero. Fargli capire che gli fa male è praticamente impossibile, ed impedirgli di sorseggiare ca ffè con misure coercitive o con punizioni è addirittura controproducente, in quanto egli si adira ed il cuore di conseguenza ne soffre ancor di più.



Qualunque ne sia la causa, Kimani è stato nuovamente poco bene ed ha manifestato segni di scompenso cardiaco che hanno convinto Fr Giancarlo e la Dottoressa Giulia a richiederne il ricovero.
Kimani è rimasto in ospedale per gli ultimi quattro giorni, ma oggi pare che le sue condizioni siano migliorate e che per lui sia prossima la dimissione.
Purtroppo la sua ecocardio è spaventosa: ha un cuore che praticamente non si muove... ma come si fa a fargli capire che deve modificare le sue abitudini ed il suo stile di vita?
Cercheremo di fare del nostro meglio, ma siamo abbastanza certi che prima o poi Kimani sarà ricoverato di nuovo per un ennesimo episodio di scompenso.
Per ora ringraziamo il Signore che gli ha concesso di migliorare e di riprendere il suo umore solare e sempre gioviale.


Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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