Ho finito di leggere un libro-diario di un medico e vorrei
esprimere qualche mio pensiero.
Fin dalle prime pagine ho capito che avrei
potuto leggerlo tutto d’un fiato, per la piacevolezza della scrittura, ma ho preferito
leggere poche pagine al giorno, perché mi permetteva di rifletterci sopra.
A un
certo punto ho detto: questo è un pazzo, uno che si comporta così è un pazzo,
dunque è un santo! Non può avere una forza esclusivamente umana e genericamente
caritatevole (ce ne sono tanti in giro così), deve sicuramente avere qualcosa
in più che lo pone su un altro livello di azione.
Si può o meno avere fede a
livello personale, ma quando uno si comporta così come è raccontato nel libro
bisogna solo prendere atto o, meglio, disporsi all’ascolto della parola, in
questo caso scritta.
Evito di soffermarmi su particolari sconvolgenti che sono
raccontati quasi giorno per giorno, faccio anch’io la medesima professione, ma
quello che colpisce di più in questo medico è l’approccio alle “persone” non ai
“malati”.
Le parole che mi hanno illuminato e fatto comprendere l’essenza del
messaggio del libro sono a pagina 133, appena tre righe: “Il potere dell’amore materno… Pensare a questo mi confonde sempre, e
mi fa bene. Vorrei saper imitare la
dedizione, la costanza e la forza di questo amore”.
Ecco il segreto di
questo medico! Essere talmente umile da apprendere qualcosa da chi è povero,
come per esempio le mamme di Chaaria. L’umiltà evangelica di Cristo, come lui
sostiene in queste pagine esemplari, che sono prima di tutto testimonianza di
una fede.
Le parole della fragile Doreen (pag.144), infine, rappresentano
fortemente l’anelito di riscatto di questo popolo e, spero, un duro monito a
noi “mzungu”: “Sono sicura che la maggior parte degli angeli del cielo sono
neri”. Il titolo del libro è “Ad un passo dal cuore”.
Per conto mio, questo
medico nel “cuore” ci sta proprio tutto.
Grazie.
Nicola Samà
(Nchiru - Kenya)
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